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Cesare Bermani, Giampietro N. Berti, Piero Brunello, Mimmo Franzinelli, Aldo Giannuli, Lorenzo Pezzica, Claudio Venza – Voci di compagni. Considerazioni sull’uso delle fonti orali e delle fonti di polizia per la storia dell’anarchismo – 2002

Cesare Bermani, Giampietro N. Berti, Piero Brunello, Mimmo Franzinelli, Aldo Giannuli, Lorenzo Pezzica, Claudio Venza
Milano, Elèuthera, pp. 124, euro 10,00

Anno di pubblicazione: 2002

Come spiega Lorenzo Pezzica nella Presentazione (pp. 7-11), il volume inaugura la collana di ?Quaderni del Centro studi libertari/Archivio Giuseppe Pinelli? e contiene i testi delle relazioni presentate ai seminari sulle fonti di polizia e sulle fonti orali per la storia del movimento anarchico tenuti a Milano all’inizio del 2001, nell’ambito delle iniziative volte alla realizzazione di un Dizionario biografico degli anarchici italiani (cfr. http://www.dbai.it).
Il libro è diviso in due parti; ha il pregio di riaprire una riflessione sulle fonti e il loro uso per la storia dell’anarchismo e della militanza politica: un tema che mette in gioco competenze e pratiche di ricerca che non riguardano solo gli studiosi del sovversivismo tra ?800 e ?900.
Nella prima sezione, introdotta da Giampiero Berti (pp. 15-7), sono presentati alcuni problemi generali riguardanti l’uso critico delle fonti di polizia. Al periodo fascista è dedicato il contributo di Mimmo Franzinelli (pp. 19-30) che con una serie di aneddoti e spunti critici, anticipando alcune considerazioni poi meglio sviluppate nel suo volume sui Delatori (Mondadori, 2001), illustra la ricchezza e la varietà di informazioni contenute nelle carte di polizia, ma anche i rischi presenti in una lettura delle attività dell’OVRA priva di una sufficiente preparazione critica da parte dei ricercatori. Al periodo repubblicano è invece dedicato il saggio di Aldo Giannuli (pp. 31-72). L’autore di Lo Stato parallelo (Gamberetti, 1997) illustra la diversità delle fonti provenienti dai vari servizi di informazione e sicurezza attivi in Italia, soprattutto negli anni della strategia della tensione, ma anche i loro lati oscuri e lacunosi, avendo come sfondo quel complesso intreccio di interessi e conflitti che coinvolgeva apparati di informazione e altri settori dello Stato.
Nella seconda parte del libro viene trattato il tema delle fonti orali, ritenute tanto importanti, quanto insidiose per questo tipo di storia. Tale ambivalenza viene spiegata da un esperto pioniere degli studi sulla memoria e la cultura popolare come Cesare Bermani nel suo Breve elogio della storia orale e militante (pp. 111-22), dove sottolinea il rischio di ?sostituire la memoria alla storia? (p. 121), in nome dell’affermazione di identità collettive o individuali. Anche Claudio Venza presenta alcune ?note metodologiche? sull’uso delle fonti orali (pp. 75-84), ripensando alla propria esperienza di biografo di Umberto Tommasini, l’anarchico triestino oggetto di una biografia trascritta in italo-giuliano (Edizioni Antistato, 1984). Infine, lo storico sociale Pietro Brunello (pp. 85-109) riesce a mettere in luce il particolare rapporto che si instaura tra ricercatori e intervistati, l’unicità di ogni esperienza di intervista e la complessità dell’uso di queste fonti, raccontando un suo recente caso di studio, perché ?la memoria ricostruisce e seleziona gli avvenimenti del passato guardando avanti: e il modo di raccontare questa storia dipende dal tipo di futuro al quale pensiamo? (p. 106).

Roberto Bianchi