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Chiara Giorgi – La sinistra alla Costituente. Per una storia del dibattito istituzionale – 2001

Chiara Giorgi
Roma, Carocci, pp. 261, euro 20,14

Anno di pubblicazione: 2001

Presentando la sua indagine storica alla stregua di ?una ricognizione di tipo politico e intellettuale?, in quanto tale ?capace di individuare nel contesto culturale la ricostruzione del conflitto sociale? (p. 9), Chiara Giorgi intende contribuire all’analisi della cultura costituzionale della sinistra italiana degli anni della fine della seconda guerra mondiale e, in tal senso, del suo complesso atteggiamento nei confronti del lavoro giuridico dell’Assemblea costituente. Una complessità definibile sinteticamente nella forma di una costante oscillazione tra espressioni di fiducia nei confronti del potenziale democratico contenuto nella costruzione di una struttura statale e di strumenti giuridici nuovi, rispetto al passato dello Statuto e dell’esperienza fascista, e una tradizionale avversione di matrice marxista verso forme istituzionali nate all’interno e in funzione della cultura liberale e borghese.
La ricerca vorrebbe ampliare quest’analisi attraverso l’osservazione puntuale delle posizioni espresse nei singoli momenti del dibattito da quattro grandi protagonisti della stagione costituente, Umberto Terracini, Lelio Basso, Renzo Laconi e Vezio Crisafulli. Il risultato appare meno convincente nella prima parte, dove sono ricostruite le biografie politiche, all’interno delle quali solo in piccola parte emergono aspetti giuridico-costituzionali nella formazione di ciascuno di essi. Le stesse biografie appaiono al tempo stesso un po’ slegate dalla seconda parte, nella quale viene invece ricostruito nel dettaglio lo specifico dei singoli contributi al dibattito costituente.
Appare riuscito così il tentativo di gettare una luce sull’ampia declinazione e diversificazione delle posizioni presenti all’interno della sinistra. Un quadro dal quale emerge con forza, per esempio, la crescente sensibilità evidenziata da Terracini nei confronti degli strumenti giuridico-costituzionali dello Stato di diritto, finalizzata ?a valorizzare il versante oggettivamente progressivo delle acquisizioni derivanti dalle rivoluzioni borghesi, quali quelle della eguale ed unitaria rappresentatività delle Assemblee nazionali, della codificazione delle legislazioni, della indipendenza della magistratura, della certezza dei diritti fondamentali nella loro universalità (in primis di quello di suffragio), della esistenza di una legge certa capace di limitare almeno sulla carta degenerazioni arbitrarie? (p. 194).
Ma, pur offrendo elementi di conoscenza nuovi, il volume sembra riaffermare la tesi generale della sostanziale ?freddezza? della cultura della sinistra verso la ?strumentalità? e la ?tecnicità? del diritto. E soprattutto è l’autrice stessa a confermare la difficoltà di individuare in questa cultura un profilo d’insieme, che presenti, rispetto alla conoscenza maturata fino ad oggi, tratti di maggiore omogeneità e consapevolezza. Così, la conclusione che essa ne trae è che, in assenza di un programma costituzionale organico della sinistra e di un interesse di fondo di questa per lo specifico del lavoro costituente, la ricerca condotta in questo volume consenta essenzialmente di cogliere il contributo offerto dai singoli protagonisti del dibattito, la loro capacità individuale di ?influire concretamente sul nuovo assetto giuridico-costituzionale? (p. 173).

Gianni Ruocco