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Christof Dipper (a cura di) – Deutschland und Italien 1860-1960. Politische und kulturelle Aspekte im Vergleich – 2005

Christof Dipper (a cura di)
München, Oldenbourg , pp. 284, euro 49,80

Anno di pubblicazione: 2005

Il volume nasce dal convegno organizzato da Dipper all’Historisches Kolleg di Monaco nel 1999. La pluralità delle voci e l’ampiezza dell’arco temporale considerato, ben oltre il secolo indicato nel titolo, sono tra i punti di forza della raccolta, tra i cui intenti c’è quello di risalire oltre l’immagine storiografica che accomuna le due nazioni, fin dalle origini ottocentesche, in un destino analogo. La tesi è che dietro quell’immagine ci siano due percorsi divergenti, le cui premesse risalgono alle scelte compiute quando fu edificata la ?pietra di fondazione della modernità? (p. 14), lo Stato nazionale. Non si tratta, tuttavia di una comparazione sistematica, ma di approfondimenti sulle tappe principali del percorso di modernizzazione: dall’elaborazione della cultura istituzionale illuminista alla costruzione di modelli di cittadinanza, alle strategie di legittimazione nazionale attraverso la pedagogia nazional-popolare, anche oltre la svolta traumatica del 1945.
Gli interventi sono organizzati in tre sezioni (Il territorio, M. Meriggi e G. Corni; Lo Stato, P. Schiera, F.J. Bauer, F. Rugge, L. Klinkhammer, W. Schieder, R. Wörsdörfer; La cultura, B. Mantelli, H.-U. Thamer, L. Raphael), tra le quali non vi è la storia economica, a causa, secondo il curatore, della scarsezza degli studi comparati tra le strutture economiche delle due nazioni. Il classico assunto che identifica lo Stato nazione con la modernità è il nodo problematico comune dei saggi di maggiore interesse, fin dalla contrapposizione, investigata e decostruita da Meriggi, tra centralismo della modernità e regionalismo della tradizione: quest’ultimo una risorsa costante e autorinnovantesi nel rapporto di lealtà Stato-cittadino, fino alla modernità dei regimi che vi fanno ricorso anche nella terminologia (dal Gauleiter nazista al federale fascista).
Schieder interpreta le origini dei regimi come ?crisi di modernizzazione? (p. 172) direttamente connessa, soprattutto nel caso italiano, alla tardiva e precipitosa costruzione dello Stato borghese. Il tornante della modernità è poi affrontato da Schiera nel suo intervento sui condizionamenti imposti agli sviluppi ottocenteschi dello stato sociale dal diritto di natura e dall’economia classica, attraverso la visione troppo neutrale del ?bene comune?. Per Bauer, tra i primi ostacoli alla modernizzazione si pone la connotazione eccessivamente ?borghese’ dello Stato nazionale; una formazione che, come mostra Klinkhammer, soprattutto nell’Italia liberale, privilegia la repressione come strumento di conservazione di un ordine sociale ormai in crisi. Notevole il distacco tra le dimensioni massicce della violenza di Stato nell’Italia liberale e nella Germania imperiale; altrettanto notevole il mutamento nelle pratiche repressive, dalla legislazione eccezionale dello Stato liberale alla ?moderna’ normalità amministrativa dei due regimi.
L’obiettivo di rivedere la teoria del Sonderweg alla luce di un riferimento diverso da quello anglosassone viene in parte realizzato; resta da chiedersi quanto funzioni una storia della modernizzazione limitata alla dimensione istituzionale e culturale, escludendo quella economica.

Carolina Castellano