Cerca

Cinquantottini. L’Unione goliardica italiana e la nascita di una classe dirigente

Vittorio Emiliani
Venezia, Marsilio, 282 pp., € 17,50

Anno di pubblicazione: 2016

Gaetano Quagliariello aveva affrontato per primo, nella seconda metà degli anni ’80,
il tema della goliardia organizzata politicamente nello studio pionieristico Studenti e politica:
dalla crisi della goliardia prefascista al primo congresso nazionale universitario, edito
da Lacaita, che arrivava al 1946. Lo stesso Quagliarello aveva poi curato un altro libro
sul tema, La politica dei giovani in Italia (1945-1968), pubblicato nel 2005 da Luiss
University Press. Adesso Vittorio Emiliani – già direttore de «Il Messaggero» dal 1980
al 1987 – ripercorre, facendo ricorso alla propria memoria (è stato, fra l’altro, direttore
di «Ateneo pavese», voce dell’Organismo rappresentativo unitario pavese) e a una serie
di testimonianze di protagonisti di quella stagione (tra cui Gerardo Mombelli, Claudio
Simonelli, Giulio Guderzo, Giorgio Festi, Adriano Vanzetti, Roberto Sollazzi e Orio
Ciferri), la storia di quella generazione di universitari che, nati fra il 1925 e il 1940, si
formarono negli atenei italiani all’interno di una nuova goliardia rifondata sulla base del
libero confronto democratico e di un impegno – laico nel caso di Emiliani e di molti altri
le cui storie sono tratteggiate nel libro, cattolico ma aconfessionale nel caso di altri – che
ha contribuito a farne, negli anni a venire, l’ossatura della classe dirigente della nazione,
almeno fino alla fine della Prima Repubblica, nei settori più vari, esplorati dall’a. nella
seconda parte del libro.
Il volume è articolato in due ampie sezioni. La prima illustra la storia dell’Unione
goliardica italiana attraverso l’analisi delle singole realtà locali e delle personalità emerse
per arrivare, poi, all’esame delle alleanze che si sono succedute nelle diverse assemblee
congressuali dell’Unione nazionale universitaria rappresentativa italiana, il cosiddetto
«parlamentino» universitario. La seconda parte consiste in un’ampia rassegna prosopografica
dedicata ai principali interpreti delle vicende, esaminati attraverso una suddivisione
articolata secondo i settori in cui questi hanno esercitato il loro impegno professionale
(autonomie locali, impresa pubblica e programmazione economica, pianificazione territoriale,
impegno meridionalista, ricerca storica, diritto, giornalismo, industria culturale,
sindacato).
L’intento dell’a. – mostrare che una cultura di governo improntata a spirito laico e
riformista si forma all’interno dell’Ugi – si dispiega con efficacia lungo tutto l’arco della
narrazione ma in particolare nel capitolo dedicato al 1958, considerato uno spartiacque
generazionale ben più del Sessantotto che lo seguirà. Il dato si evidenzia per Emiliani soprattutto
nei giovani universitari laici e socialisti, di spirito antifascista, libertario, laico e
aperto all’Europa, a fronte di un universo comunista ancora legato a chiavi di lettura della
società inefficaci per comprendere il mutamento in atto nella società civile e nel sistema
politico. Chiude il volume un ricco apparato di note, la cui lettura completa la conoscenza
dei personaggi citati nel testo.

Andrea Becherucci