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Claudio Zanier – Setaioli italiani in Asia. Imprenditori della seta in Asia Centrale (1859-1871), – 2008

Claudio Zanier
Padova, Cleup, 541 pp., euro 35,00

Anno di pubblicazione: 2008

A due anni dalla pubblicazione di Semai. Setaioli italiani in Giappone (Padova, Cleup), recensito anch’esso in questa rivista, Zanier continua la sua esplorazione dell’Asia seguendo le tracce di quegli imprenditori, proprietari di allevamenti di bachi e tecnici del settore serico italiani che, messi in crisi dalla devastante epidemia che aveva colpito gli insetti che ne producevano il filo, intrapresero lunghe spedizioni alla ricerca di uova (seme-bachi) non ancora infettate dal morbo. Iluoghi attraverso i quali si dipana la sua ricerca sono quelli del Kashmir e di città e vallate – attualmente situate in Uzbekistan, Kazakistan e Tajikistan – come Bukhara, Tashkent, Samarcanda, o la valle del Fergana, ma sono evocate qua e là anche spedizioni in India, in Cina e in altri luoghi lontani e impervi.La solida ricerca di Zanier, che si avvale di ormai annose investigazioni sul tema (Alla ricerca del seme perduto è del 1993), si situa all’incrocio di più questioni e generi. Quello dei racconti di viaggio, perché tali sono le fonti che in gran parte lo sostengono, e gli imprenditori alla ricerca di seme-bachi finiscono, nelle loro missive e nei loro resoconti, per raccontare dei luoghi, delle abitudini, della cultura, dei comportamenti di un mondo percepito come esotico, fiabesco, ma anche barbaro e pericoloso. Quello della storia dell’imprenditoria, perché il filo rosso del volume è dato da una quindicina di personaggi in carne e ossa, per lo più lombardi, di cui Zanier ricostruisce le biografie, che fanno di quello del semaio un mestiere ad alta competenza e remunerazione. Quello della storia della scienza e dei trasferimenti tecnologici, perché ci racconta della lunga battaglia per sconfiggere la pebrina, delle discussioni scientifiche, nell’era pre-genetica, sulla possibile esistenza di un seme-bachi non degenerato. Quello della storia delle relazioni internazionali: l’arresto e la lunga prigionia di Ferdinando Meazza e dei suoi compagni nel 1863 a Bukhara diviene una questione diplomatica spinosa alla cui soluzione lavoreranno le diplomazie di più paesi.Lettere, corrispondenze e resoconti destinati alla pubblicazione sui giornali o alla circolazione «tra addetti ai lavori» costituiscono la parte più consistente (riprodotta nell’ampia appendice) di una ricerca, che si avvale di fonti reperite in numerosi archivi, e che rappresenta un’ulteriore conferma di come quella produzione serica che, come hanno a più riprese dimostrato le ricerche di Carlo Poni, Luciano Cafagna o di Giovanni Federico, ha rappresentato un prerequisito indispensabile per la trasformazione capitalista del paese, sia stata per buona parte dell’800 uno dei settori più dinamici dell’economia italiana. Rischio, investimenti, «ricerca» e sperimentazione (quella di e su un seme-bachi libero dalla pebrina e di buona qualità) emergono infatti da questa ricerca come i caratteri precipui di un’impresa serica, soprattutto lombarda, che reagisce alla crisi in cui l’ha gettata l’epidemia spingendosi sempre più lontano nella ricerca di un seme-bachi appartenente ad «razza “originaria” e salvatrice» (p. 43), sfidando incognite e pericoli.

Daniela Luigia Caglioti