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Congiunture e dinamiche di una regione periferica. L’Abruzzo in età moderna e contemporanea

Paola Pierucci (a cura di)
Milano, FrancoAngeli, 320 pp., € 39,00

Anno di pubblicazione: 2017

L’Abruzzo è un territorio con un’identità complessa. Pur se ha una storia affine a quella del Sud Italia – fu parte del Regno delle Due Sicilie e godette della Cassa per il Mezzogiorno – è percepito dai suoi abitanti come una regione del Centro, tanto che talvolta è inserito in questo perimetro statistico. Il volume curato da Paola Pierucci – ordinario di storia economica presso l’Università di Chieti – si pone l’obiettivo di analizzare a più mani il tragitto di progressivo e faticoso superamento di un’arretratezza che da vari osservatori in differenti epoche è stata percepita come endemica. In particolare, si presta notevole attenzione agli investimenti infrastrutturali, come quelli per le vie di comunicazione, ma anche allo sviluppo delle tante vocazioni manifatturiere locali, nelle fasi di passaggio dall’artigianato protoindustriale alla più moderna architettura distrettuale.
Sono tredici i contributi che si susseguono nel volume, offrendo al lettore un punto di vista poliedrico e vivace, che si dipana lungo cinque secoli di storia. Nello specifico, gli aa. hanno approfondito i seguenti argomenti: i prezzi nella Lanciano del ’500 (Ada Di Nucci), le famiglie proprietarie terriere del teramano (Dario Dell’Osa), le ceramiche di Castelli (Paola Pierucci), l’attività creditizia nella Pescara napoleonica (Dario Dell’Osa), i porti a inizio ’800 (Paola Nardone), la realizzazione della ferrovia adriatica (Natascia Ridolfi), l’industria elettrica fra XIX e XX secolo (Paola Pierucci), le innovazioni dell’agricoltura teramana (Ada Di Nucci), il sistema agro-pastorale (Gaetano Sabatini), l’industria nel ’900 (Marcello Benegiamo), la Banca di Pescara (Barbara Iannone), la crisi alimentare durante la seconda guerra mondiale (Natascia Ridolfi), gli effetti della Cassa per il Mezzogiorno (Emanuele Felice).
L’architettura del libro – composta da temi e casi di studio innervati sul medesimo filo condutture – appare utile per tre motivi. Innanzi tutto, riconduce lo sviluppo a una dimensione che non tiene solamente conto delle dinamiche fra pubblico (Stato, enti locali) e privato (imprenditori), ma considera anche le cosiddette istituzioni intermedie, come le banche, i porti, le società che si sono occupate di infrastrutture, energia, servizi tecnici a rete e simili. In secondo luogo, pur se alcuni contributi sono un approfondimento o un rimaneggiamento di testi pubblicati altrove, la loro riproposizione in una cornice differente consente di qualificare meglio il loro apporto euristico. In ultimo, il volume ha la capacità di indicare alcune nuove piste di ricerca, che verosimilmente sono il tema sul quale si confronteranno alcuni storici di domani.
In sintesi, si tratta di una curatela che propone un insieme di saggi suggestivo e stimolante, pur in presenza di un numero contenuto di reali novità sul piano storiografico. Come suggerisce il titolo, nel caso dell’Abruzzo si avvertiva l’urgenza di un testo che restituisse una narrazione polifonica e convincente sui temi dello sviluppo e della modernizzazione.

Tito Menzani