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«Conjunge et imperabis». Einheit e Freiheit nel pensiero politico di Johann Gustav Droysen

Francesco Guerra
Bologna, il Mulino, 2016, XVII-310 pp., € 35,00

Anno di pubblicazione: 2017

Da almeno una ventina d’anni il tema di quella che un tempo veniva chiamata la
«storiografia classica» tedesca, ovvero il contributo di intellettuali e accademici germanici
allo sviluppo disciplinare della ricerca storica tra ’800 e primo ’900, nelle generazioni che
vanno da Leopold von Ranke a Friedrich Meinecke, è quasi scomparso dagli orizzonti di
studio storico-storiografici italiani. Ciò è avvenuto in parte per la generale crisi, a livello
quantitativo se non qualitativo, delle ricerche focalizzate sull’800 rispetto all’espansione
forse ipertrofica di studi orientati verso periodi più recenti, in parte per la tendenza degli
specialisti di storiografia a concentrarsi su esperienze considerate a torto o a ragione meno
esauste e più adeguate a «parlare» all’attuale generazione di studiosi.
Il lavoro di Guerra, ultimo volume della serie di studi meritoriamente promossa
dall’Istituto italiano per gli Studi storici, rappresenta un contributo importante già perché
riporta l’attenzione su una temperie culturale e su alcune figure (Droysen, protagonista
dell’indagine, ma anche i predecessori con cui il pomerano si trovò a confrontarsi e polemizzare,
primo tra tutti Ranke, i più giovani professori attivi nel pieno dell’età guglielmina,
i contemporanei Treitschke e Sybel…) cruciali per l’emersione della figura di storico
come interprete di un campo professionale della ricerca.
L’a. ha poi soprattutto il merito di mettere in evidenza come frizioni e divergenze sul
piano dell’interpretazione ideologica fossero intrinsecamente legate a dibattiti più prettamente
interpretativi e finanche a questioni disciplinari legate alla natura e alla funzione
della conoscenza storica. In particolare, si sottolinea con argomenti ragionevoli come
l’istanza rankiana del «com’è veramente andata», oltre a respingere ogni esplicita filosofia
della storia, assuma col proprio distacco posizioni politiche generalmente conservatrici,
mentre la tensione di Droysen per l’interpretazione politica di spunti e connessioni del
passato era volta sia alla ricerca di un’interpretazione più ricca del passato, sia alla fondazione
di un atteggiamento di nazionalismo liberale a cui lo storico fu partecipe, a detta
dell’a. per gran parte della vita, con un graduale avvicinamento alla politica internazionale
bismarckiana occorso solo quando fu chiaro allo studioso il ruolo fondamentale del cancelliere
nell’opera di unificazione della Germania e della sua affermazione tra le potenze
europee.
In conclusione, ci troviamo di fronte a un lavoro sicuramente ben costruito e meritevole
di interesse per chi si occupa di un nodo storico-intellettuale tanto importante
quanto attualmente trascurato dagli studi.

Andrea Mariuzzo