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Consumi e benessere nell’Unione Sovietica di Michail Gorbačev. Politiche, strategie e cultura

Giovanni Moretto
Milano, Unicopli, 293 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2015

Con l’avvento di Gorbačëv la «stabilità» dell’epoca brežneviana fu messa in discussione
da nuove prospettive di modernizzazione e prosperità evocate da parole d’ordine,
come glasnost’ (trasparenza) e uskorenie (accelerazione), attraverso le quali la nuova leadership
sovietica puntò a far uscire il paese dalla perdurante stagnazione. Nella visione del
segretario generale del Pcus per raggiungere questo obiettivo era fondamentale lo «sviluppo
dell’uomo stesso», mediante il «miglioramento qualitativo delle condizioni materiali
della sua vita e del suo lavoro» (p. 46). A questo tema è dedicato il volume di Giovanni
Moretto, che si colloca nel filone degli studi sulla storia sociale dell’Unione Sovietica e si
propone di indagare il livello dei consumi e il benessere dei cittadini in Urss tra il 1985 e
il 1991. I due punti di osservazione attraverso i quali l’a. sviluppa la ricerca sono l’approccio
del Partito-Stato sovietico alla questione del benessere (elaborazione e realizzazione
delle politiche vòlte a migliorare le condizioni di vita in Urss) e la percezione dei cittadini
stessi. Ne emerge un quadro in cui – nonostante gli sforzi intrapresi – sono evidenti le
contraddizioni di un sistema ormai in crisi, dove gli obiettivi fissati per offrire ai cittadini
un maggiore benessere si rivelarono molto lontani dai risultati concretamente raggiunti.
Dopo un primo capitolo dedicato alle peculiarità e ai limiti del sistema dei consumi
e del benessere nel periodo brežneviano, l’a. analizza nei successivi tre capitoli il livello di
benessere dei cittadini durante le fasi di avvio, avanzamento e conclusione della perestrojka.
Attraverso l’ampio utilizzo di discorsi di Gorbačëv l’a. mette in luce il tentativo, per
lo più velleitario, di avviare una politica innovativa di sviluppo economico e sociale mediante
la proposta di soluzioni per problemi endemici del sistema dei consumi sovietico
(quali il malfunzionamento del commercio, la corruzione, le interminabili code, la scarsa
qualità dei prodotti, il burocratismo, il mercato nero).
D’altra parte, nonostante i parziali risultati, la perestrojka «suscitò un maggiore coraggio
di dissentire dal pensiero egemonico e concorse anche a creare un atteggiamento
di tipo nuovo verso il consumo e una nuova cultura ad esso legata» (p. 178). È questo
un altro tema centrale affrontato dell’a., attraverso l’analisi di varie riviste dell’epoca, in
particolare «Ogonëk», dove si denunciavano apertamente le storture del sistema (qualcosa
di inimmaginabile solo pochi anni prima), e di numerose lettere di cittadini indirizzate a
istituzioni e a quotidiani per cercare di orientare o criticare i processi di riforma in atto.
La dettagliata ricostruzione di alcuni aspetti apparentemente secondari di quella stagione
offre uno spaccato della quotidianità dei cittadini sovietici – piena di attese solo in parte
corrisposte – e permette all’a. di concludere che, in realtà, gli anni della perestrojka furono
un periodo di decadenza del livello di vita dei cittadini sovietici e del modello di prosperità
che l’Urss avrebbe voluto edificare ed esportare.

 Alessandro Salacone