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Corsica fatal, Malta baluardo di romanità. L’irredentismo fascista nel mare nostrum (1922-1942)

Deborah Paci
Milano, Le Monnier, 274 pp., € 21,00

Anno di pubblicazione: 2015

L’espansionismo fascista, letto dalla recente storiografia anche come nuovo ordine mediterraneo, comprendeva l’acquisizione di luoghi insulari legati alle influenze linguisti- che e socio-culturali italiane come Malta e la Corsica. Lo studio di Paci dà conto – anche attraverso il confronto con la storiografia italiana e internazionale – del rapporto fra i progetti del regime, le aspirazioni delle isole in questione e le due «madri-patrie», Francia e Inghilterra. Emerge l’operato di figure legate tanto all’indipendentismo corso e maltese, quanto a quegli italiani non regnicoli che si spesero nella politica propagandistico-cultu- rale del fascismo.
Utile la trattazione degli apparati culturali mobilitati dal fascismo per connotare storicamente le pretese territoriali su quegli spazi materiali e ideali. Sia le deputazioni di storia patria, sia il ruolo degli storici al servizio della causa fascista (come Volpe e parte della sua scuola), sia la Società Dante Alighieri, vengono studiati nei linguaggi e nelle mentalità, così da offrirci un ampio quadro dell’ambizione e dello spirito di servizio di parte dell’intellettualità italiana e la complessità di un disegno politico all’insegna della revisione dei trattati.
Quello che ci pare meno indagato è il significato dell’azione politica fascista nei confronti della Società delle Nazioni, a partire dalla necessità di esprimere un ruolo di potenza egemone su scala internazionale attraverso rivendicazioni territoriali. Lo scontro diplomatico con l’Inghilterra viene ricondotto all’invasione dell’Etiopia, allineandosi im- plicitamente con quel settore storiografico che ha privilegiato l’immagine di un fascismo ondivago e «realista» fino almeno alla metà degli anni ’30. Sfuma quindi la dimensione complessiva della politica estera fascista all’interno delle dinamiche internazionali che fanno dell’Italia il soggetto costantemente interessato alla destabilizzazione degli equilibri e alla revisione dei principi di Versailles.
L’a., dopo aver descritto un ventennale lavorio di penetrazione culturale, conclude sostenendo l’inefficacia della politica irredentista fascista dal momento che l’acquisizione territoriale di Corsica e Malta venne indefinitamente posposta. Ma al di là degli esiti ma- teriali, la propaganda irredentista dovrebbe essere letta come un cardine cultural-ideologi- co del fascismo, da spendere soprattutto per il consenso interno. E se Paci correttamente rileva l’impegno di studenti e intellettuali nel sostenere l’irredentismo fascista, ci pare eccessivo ricordare per l’intero svolgimento del saggio quanto l’azione diplomatica e pro- pagandistica sia stata ispirata alla cautela per non compromettere, almeno fino alla guerra d’Etiopia, i rapporti con Francia e Inghilterra. Il rischio è di non cogliere la complessità del gioco fascista che declinava la sua politica di potenza anche come messa in discussione dei principi societari, contribuendo da protagonista alla distruzione dei precari equilibri internazionali.

Simone Duranti