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Cosimo Ceccuti (a cura di) – Prezzolini e il suo tempo. Atti del convegno internazionale di studi – 2003

Cosimo Ceccuti (a cura di)
Firenze, Le Lettere, pp. 332, euro 28,00

Anno di pubblicazione: 2003

L’intento dichiarato dagli organizzatori del convegno era quello di riportare figure illustri del passato recente al centro del dibattito culturale e di promuovere la ricerca libera e nemica delle omologazioni, restituendo alla città di Firenze un suo ?figlio dimenticato? (p. 16), campione dell’intelligenza critica e dell’indipendenza culturale: Giuseppe Prezzolini, antesignano degli ?apoti?. Intento certo impegnativo.
Una buona parte degli interventi propone invece una serie di rivisitazioni di temi noti, incentrate sui rapporti tra Prezzolini e gli altri protagonisti della stagione culturale primonovecentesca: dal profilo biografico tracciato da Giorgio Luti, alla riproposizione dell’amicizia tra Prezzolini e Papini (Sandro Gentili), e di quella con Soffici (Mario Richter), alla ricostruzione dell’avvicinamento a Palazzeschi (Simone Magherini), tracciata con largo ricorso ? condiviso dalla gran parte degli interventi menzionati ? alle citazioni di memorie e brani di carteggi, al rapporto con la filosofia di Croce (Emma Giammattei), dove non viene eluso uno sforzo di contestualizzazione del percorso di Prezzolini all’interno delle correnti filosofiche del tempo. Altri interventi non si discostano dal genere del ritratto-medaglione, ricostruito facendo appello all’autotestimonianza e alla memoria personale, come nel caso del rapporto tra Prezzolini e Spadolini (Cosimo Ceccuti) o del periodo americano di Prezzolini (Luciano Rebay).
Il tratto dell’autobiografismo finisce così, forse involontariamente, per essere uno dei tratti distintivi del volume, soprattutto per il fatto che la maggior parte dei contributi si fonda sulla larga disponibilità di fonti prodotte, nei carteggi e nel Diario, da Prezzolini stesso, riproponendo spesso l’immagine che consapevolmente l’autore intendeva trasmettere di sé. Come osserva Enrico Ghidetti a proposito del Diario, si tratta di un’opera sottoposta a continui rifacimenti nel corso dell’intera esistenza, che dunque si pone lungo un confine incerto tra diaristica, memorialistica, autobiografia (p. 258), dove il tratto dominante è la persistente volontà di autorappresentazione. Una esplicita tematizzazione del dato della costante riscrittura di sé sarebbe allora risultato interessante. L’operazione viene tentata, anche se in diversa prospettiva, da Marino Biondi con un confronto fra le tre versioni della Coltura italiana (1906, 1923, 1927), dove vengono evidenziati in controluce i mutamenti dell’atteggiamento di Prezzolini rispetto ai diversi aspetti della vita culturale italiana: mutamenti che in buona parte si condensano intorno al rapporto con il fascismo, che risulta essere un tema centrale. A cui è dedicato interamente il contributo di Emilio Gentile, che in modo convincente pone il giudizio prezzoliniano sul fascismo nello specchio dell’esperienza americana vissuta a partire dalla metà degli anni Venti.
Completano il volume alcune sempre utili segnalazioni sulle carte prezzoliniane conservate a Firenze (Anna Maria Russo) e soprattutto sul fondo di Lugano (Diana Rüesch).

Laura Cerasi