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Costantino Di Sante (a cura di) – I campi di concentramento in Italia. Dall’internamento alla deportazione (1940-1945) – 2001

Costantino Di Sante (a cura di)
Milano, Franco Angeli, pp. 331, euro 24,79

Anno di pubblicazione: 2001

Il volume raccoglie gli atti del convegno di studi I campi di concentramento in Italia. Dall’internamento alla deportazione (1940-1945) svoltosi presso l’Università di Teramo il 23 e 24 marzo 1998. Due nodi tematici attraversano il libro: lo sviluppo dei campi di concentramento sorti sotto il regime fascista e il nesso che li lega alle deportazioni nei campi di sterminio nazisti dopo l’8 settembre 1943. Il campo di concentramento si articola in due grandi tipologie: i campi coloniali e quelli sorti in vista delle ?contingenze belliche?; dei primi sono esempio i campi di concentramento in Cirenaica ? gestiti dal ministero dell’Africa italiana ? che sorgono fra il 1930 e il 1933 per segregare i libici avversi al regime (Labanca). I secondi, il cuore tematico del convegno, traggono origine da una legge del 1938 e vengono gestiti dal ministero dell’Interno (Carucci). Dall’inizio del 1942 prende forma una parallela struttura concentrazionaria, destinata a civili jugoslavi, in precedenza internati secondo le modalità appena descritte; gradualmente, le autorità di occupazione (militari e civili) assumono la gestione di alcuni campi sottraendola al ministero dell’Interno. Essi si caratterizzano per un trattamento particolarmente duro verso gli internati; emblematici i casi di Arbe (Rab) e Gonars (Capogreco). Va detto tuttavia che la realtà dell’universo concentrazionario mussoliniano si sfrangia in tante situazioni quanti sono i prefetti, i questori e i direttori perché ciascuno applica le norme con significativa discrezionalità. Tra i ?pericolosi nelle contingenze belliche? internati (sudditi di stati nemici, antifascisti schedati e ?recidivi? e oppositori generici del fascismo ? Carolini) il regime dedica un ?occhio di riguardo? agli ebrei, sia stranieri sia italiani, e agli zingari. Ciò fa riflettere sul nesso tra leggi razziali e internamento degli ebrei, considerata anche la crescente difficoltà di espellerli dall’Italia dato lo stato di guerra (Sarfatti, Toscano). Più complessa è l’analisi nel caso degli zingari, dato che al momento manca la documentazione che chiarisca le ragioni e le modalità del loro internamento, in assenza di una specifica legislazione persecutoria (Boursier). Con l’8 settembre, mentre alcuni campi cessano la loro attività, altri si trasformano in campi di transito verso i lager nazisti; nel frattempo ne sorgono ulteriori (Galimi, Di Sante). A Trieste viene istituita la Risiera di San Sabba, adibita anche a campo di sterminio (Coslovich, Matta). Attenzione è dedicata alle polizie tedesche e italiane nel territorio della Rsi e nelle zone di operazioni amministrate direttamente dal Terzo Reich (Collotti, Ganapini). Chiudono il cerchio riflessioni sui modi in cui la memoria delle responsabilità italiane possa essere ? dopo un lungo oblio ? riattivata (Sessi). L’opera si presenta nel complesso utile e ricca di prospettive; peccato che frequenti errori di stampa ne appesantiscano, talora, la lettura.

Giovanna D’Amico