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Costantino Felice – Verde a Mezzogiorno. L’agricoltura abruzzese dall’Unità a oggi – 2007

Costantino Felice
Roma, Donzelli, 664 pp., Euro 38,00

Anno di pubblicazione: 2007

Si tratta di un amplissimo e solido studio, frutto sia di lavori precedenti, sia di una ricerca specifica commissionata dall’Agenzia per i servizi di sviluppo agricolo della Regione Abruzzo. Probabilmente questo contribuisce a spiegare la forte saldatura tra una prospettiva storica abbastanza profonda nel tempo e la situazione di oggi e del possibile domani che caratterizza il volume, basato su un approccio sociale, economico, ambientale.L’a. considera la regione un luogo esemplificativo di molti nodi storiografici rilevanti a livello nazionale, come nel caso della vicenda dell’emigrazione e delle iniziative di tutela territoriale, per citare solo due tra i fatti più noti immediatamente evocati dalla parola «Abruzzo». E all’interno della regione, già così ricca di significati non solo locali, Costantino Felice identifica nel Fucino un «laboratorio» di storia, «modello di riferimento» (p. 165) per l’Italia intera. È condivisibile l’atteggiamento, cauto e lucido insieme, dell’a. di fronte a questa complessa materia. Sfilano così davanti agli occhi del lettore gli anni della bonifica ottocentesca del bacino lacustre, e la svolta verso una coltura industriale in età giolittiana. Il tallone d’Achille del sistema è chiaro fin dall’inizio: è l’ampia zona ad affittanze, dove parcelle di terre sempre più piccole passano di mano, attraverso un meccanismo di vendita del subaffitto che favorisce una pericolosa illusione, ossia che possesso in locazione e proprietà privata del bene coincidano. È qui che si rivela «la contraddizione che costituiva il cuore stesso della questione fucense: lo sproporzionato rapporto tra abitanti e risorse» (p. 356). Questo problema continuò a segnare la storia del Fucino, qui raccontata molto efficacemente. Quando negli anni ’50 l’ex alveo divenne zona di riforma, per motivi sociali fu scelta una quotizzazione che portava polverizzazione e frammentazione e non raggiungeva l’obiettivo dell’autosufficienza. Nonostante i numerosi problemi, il Fucino è però considerato il luogo di miglior esito della riforma. Vi si è selezionata una piccola borghesia agraria dotata di senso dell’impresa e, dagli anni ’90, in un quadro di svolta della politica agraria comunitaria, si sono create le condizioni perché la dimensione ristretta delle imprese famigliari cessi di essere uno svantaggio per diventare invece un fattore positivo ai fini di una crescita economica meno legata alla chimica, con altissimo valore ambientale e sociale.È tutta la regione oggi, conclude Felice, a mostrare la tensione verso un’agricoltura ecosostenibile, per competere nel mercato dei prodotti di pregio, che è in realtà l’unica possibilità del domani. Ma è credibile che il Mezzogiorno, com’è sotto i nostri occhi, ne segua l’esempio?

Giacomina Nenci