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Cristina Cassina – Parole vecchie, parole nuove. Ottocento francese e modernità politica – 2007

Cristina Cassina
Roma, Carocci, 158 pp., Euro 16,50

Anno di pubblicazione: 2007

Raccolti in due sezioni (la prima si intitola Parole nuove, la seconda Parole vecchie in un contesto nuovo), il volumetto presenta sette contributi dell’a. (due inediti e i cinque restanti scritti e pubblicati tra il 1996 e il 2007), nonché un saggio inedito di Regina Pozzi.Lo scenario che li accomuna è l’800 francese, affrontato essenzialmente da una prospettiva di storia del pensiero politico, con una particolare attenzione ai fenomeni di mutamento del lessico e di fluttuazione semantica di alcune parole chiave. Una parte di queste ultime (per esempio «individualismo» e «cesarismo») vennero tenute a battesimo allora e anche in seguito hanno mantenuto uno spazio cospicuo nel campo semantico della modernità. Altre, pure di conio ottocentesco, sono durate lo spazio di un mattino. Di molte altre – da «plebiscito» a «decadenza», da «sovranità» a «gerarchia» – l’800 ha offerto una nuova accezione.Il problema che anima il volume è dunque quello della riformulazione dell’orizzonte lessicale e mentale post-rivoluzionario, che viene illustrata prevalentemente investigando nell’immaginario di alcuni autori reazionari, i quali «posando il proprio sguardo sul mondo dai connotati del tutto nuovi, hanno contribuito alla definizione di categorie concettuali utili alla sua decifrazione» (p. II). Oltre che i notissimi Bonald e de Maistre, all’analisi delle cui solo superficialmente analoghe risposte alla crisi del mondo «atomistico» post-rivoluzionario è dedicato un apposito saggio, lungo le pagine del volume sfilano una dopo l’altra anche figure di autori meno conosciuti fuori dall’ambito specialistico: come il barone di Frénilly, probabile inventore del lemma «individualismo»; o Pierre-Simon Ballanche, il quale, ragionando da neocattolico sui fenomeni dell’industrializzazione, mise il conio a una parola che si rivelò volatile («plebeianesimo»). Ma larga attenzione viene dedicata anche alla ben più complessa e ambigua figura di Alexis de Tocqueville e al suo problema di fondo: conciliare l’«individualismo» post-rivoluzionario, ormai accettato in linea di principio, con le possibili derive dispotiche della democrazia e dell’eguaglianza che ne rappresentano il presupposto. E, ancora, un saggio è consacrato a Saint-Simon e al suo neo-organicismo industrialistico.Se si volesse condensare in forma sintetica il senso del percorso qui proposto, si potrebbe probabilmente dire che esso analizza i modi del ripensamento del principio gerarchico (talvolta su basi filosofiche consolidate, altre volte con inedite aperture ai modelli formalizzati dalle moderne scienze della natura, come dimostrano i nessi tra il proto-razzista e antisemita Toussenel e la sistemazione concettuale offerta qualche decennio prima da Buffon) all’interno di una società lacerata dalle incertezze della modernità; prima tra tutte quella incarnata dalla democrazia, sulla quale si esercitò criticamente molto del discorso politologico, letterario, psicologico sulla decadenza ricostruito nel saggio finale di Regina Pozzi.

Marco Meriggi