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Cristina Costantini – La legge e il tempio. Storia comparata della giustizia inglese – 2007

Cristina Costantini
Roma, Carocci, 255 pp., Euro 19,50

Anno di pubblicazione: 2007

Il libro prende in esame, utilizzando una vasta letteratura e numerose fonti, i processi storici ed ideali della costruzione della più importante fra le tante tessere di cui si compone il mito del «modello inglese»: il sistema di common law. L’a. intende ricondurre i rapporti di potere che hanno generato i sistemi di common law e di civil law al tema della sacralità del potere e dunque ai diversi modelli di teologia politica connessi alla fondazione del diritto, a partire dai fatti storici e in particolare dalla emersione e dall’affermazione di un vero e proprio ceto di giuristi, la comunità «fraterna» dei serjeants at law. Questo significa innanzitutto fare i conti con il fondamento mitologico dell’origine immemorabile e misteriosa del common law. La costante e compatta opera dei common lawyers è riuscita di fatto ad imporre una tradizione giuridica priva di un corpus scritto di regole, ma certo non carente di quell’autorità «delle consuetudini che richiedono sola la forza oracolare di soggetti appositamente istruiti per poter perpetrare la propria trasmissione senza soluzione alcuna di continuità» (p. 21). Ed è la trasmissione orale a fare del common law un «corpo di tradizione» più che un «corpo di regole», oltre che la fonte di quella che viene definita common law mind, cioè la ricostruzione ideologica del proprio passato caratteristico della cultura britannica.Il lavoro deve per molti aspetti essere letto come una vera e propria indagine su quella che potremmo definire un’antropologia dei processi giuridici nell’Occidente cristiano. In questo senso vanno interpretati molti dei suggestivi passaggi di descrizione dell’iniziazione dei serjeants at law «come iniziazione ad un culto» (p.118). Costantini espone, con chiarezza ed incisività, la tesi che alla base della dissociazione tra common law e civil law possa trovarsi la contrapposizione tra diritto incarnato (in un corpo fisico, una persona, come il sovrano o i suoi ministri) ed escarnato (in un corpo materiale, libro). Una frattura che definisce due diversi modi di rappresentazione sensibile del corpus iuris: incarnato nella comunità dei giuristi o escarnato nel testo normativo. Tale dissociazione «si è compiuta sulla base di una scelta consapevole», che sul continente ha significato sacrificare la libertà del pensiero giurisprudenziale a favore della «volontà dell’imperatore che si traduce e compie nella rigida disposizione del materiale giuridico: il diritto vigente è tutto all’interno del testo, mentre l’interpretazione e la eventuale nuova legislazione devono necessariamente promanare dalla persona dell’imperatore» (p. 217). Esiste però un filo rosso che lega le due prospettive giuridiche, ed è quello della sacralità del corpo rappresentativo della legge. Il lavoro di Costantini mette in luce come la dimensione teologica che accompagna la storia del diritto inglese è la stessa che, da Irnerio in poi, sostiene il corpus iuris continentale confermando, più in generale, la pulsione occidentale di dare al diritto una fondazione «meta-politica ed anche meta ecclesiastica» (p. 226).

Fulvio Cammarano