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Cuore tedesco. Il modello Germania, l’Italia e la crisi europea

Angelo Bolaffi
Roma, Donzelli, 265 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2013

Il graduale processo di costruzione dell’Europa unita, iniziato più di mezzo secolo fa,
sembra essere entrato oggi in una profonda crisi di senso, oltre che economico-finanziaria.
«È davvero ancora possibile arrivare all’Unione europea? E se la nuova Germania fosse ragione
di speranza per il futuro europeo proprio come la vecchia era stata in passato motivo
di disperazione?» (p. 30). È questa la domanda chiave – e allo stesso tempo l’ipotesi di
soluzione – alla base delle successive ricostruzioni e riflessioni presentate dall’a. nel corso
dei tre capitoli di cui è composto il volume. Filosofo della politica e germanista, Angelo
Bolaffi è tra gli intellettuali italiani più attenti agli sviluppi della recente storia tedesca,
soprattutto della Germania riunificata, tema al quale ha dedicato altri e precedenti studi.
Il 1989 e la riunificazione tedesca rappresentano per l’a. la «grande trasformazione»,
nonché il punto di partenza per tutte le successive osservazioni sulle difficoltà che si frappongono
all’unione politica dell’Europa. L’abbandono del marco per l’euro da parte della
Repubblica federale avrebbe rappresentato, secondo una vulgata abbastanza diffusa, ma
poco documentata, il prezzo pagato dalla Germania ai partner europei – soprattutto alla
Francia – per procedere all’incorporazione dei territori dell’ex Ddr. Tuttavia l’assenza di
una reale prospettiva di unione politica costituiva e costituisce un evidente punto debole
dell’intera impalcatura europea fin dai tempi di Maastricht. La crisi finanziaria ed economica
degli ultimi anni non ha fatto altro che evidenziare tale fragilità strutturale. Bolaffi
è un convinto europeista e forse per questo non dedica attenzione alle varie correnti
di pensiero euroscettiche, bollate come populismo. L’Italia e i governi di centro-destra
escono molto male dalle pagine del saggio. Italia e Germania si sono progressivamente
allontanate nel corso di questi ultimi anni. Non tutte le colpe però, secondo l’a., ricadono
sui governi Berlusconi. Infatti «la fine della vecchia divisione del mondo ha prodotto il
superamento delle condizioni geopolitiche sulle quali era stato costruito il dialogo tra
Italia e Germania dopo il 1945» (p. 79).
Tra i pregi dell’opera va sicuramente annoverato il denso paragrafo dedicato alla «Ragione
austera» (pp. 213-237): tra le pagine più interessanti e complesse del saggio. Bolaffi,
dopo aver analizzato la specificità della governamentalità tedesca, individua con ragione
uno dei punti deboli alla base delle critiche rivolte alla politica di austerità della cancelliera
Merkel. Tale politica, scrive l’a., ha «presupposti storici e teorici che impediscono di farne
tutt’uno con quella sostenuta dai conservatori inglesi o dal Partito repubblicano americano
o anche di confonderla con quella proposta ai paesi in crisi dal Fondo monetario
internazionale» (p. 237). Studiare la Germania di ieri e di oggi rappresenta un passaggio
obbligato per capire l’odierna crisi europea e per elaborare possibili vie d’uscita.
Si tratta, pertanto, di un saggio stimolante, che riassume senza però semplificarli alcuni
nodi centrali del dibattito politico e culturale sul ruolo della Germania e dell’Europa
di questi anni.

Filippo Triola