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Dalla questione meridionale alla questione nazionale. Leopoldo Franchetti, Sidney Sonnino e Jessie White Mario nei carteggi di Pasquale Villari (1875-1917) (con documenti editi ed inediti)

Giustina Manica
prefazione di Sandro Rogari, Firenze, Polistampa, XV-185 pp., € 15,00

Anno di pubblicazione: 2014

L’a., soprattutto nella prima parte del volume, ripete nei contenuti e nel taglio inter¬pretativo quanto già detto nel contributo del 2013 (Sonnino, Villari e la questione meri¬dionale nel declino della Destra storica) per riaffermare che si deve a un gruppo di politici e intellettuali toscani il «passaggio della questione meridionale» da «questione prettamente localistica e municipalistica a questione nazionale» (p. XI). In particolare, i protagonisti di tale processo sono Sonnino e Franchetti, vicini a Pasquale Villari, i quali si spendono con gli strumenti e i saperi degli scienziati sociali in un costante e lungo impegno civile e politico che va dalla stagione delle indagini sociali degli anni ’70 alla fondazione della «Rassegna settimanale» (1878-1882), fino al primo decennio del ’900 e oltre. Sul valore delle disamine, sulla forza di verità e sui caratteri peculiari con cui viene posta la questione meridionale, niente di nuovo da questo lavoro: il giudizio della storiografia è da tempo unanime. E tale considerazione per la pratica del giornalismo d’inchiesta si estende anche alla «Rassegna», dalle cui colonne viene rilanciato il tema della questione sociale che in Italia, specialmente nel sud, è problema agrario. Rispetto al quale, a livello propositivo, le indicazioni sono particolarmente articolate: politiche sociali, istruzione, revisione della fiscalità, creazione di una classe media di agricoltori, concessione del suffragio universale. E sostanziale favore all’emigrazione, fino alla proposta da parte di Franchetti di coloniz¬zazione agraria nei territori conquistati in Africa. Così come acquistano peso, prima sulle pagine della «Rassegna» e poi in altre sedi, i reportage sulla corruzione, sulla gravità delle emergenze nei centri urbani, sul fenomeno della camorra a Napoli, della mafia in Sici¬lia. A proposito dei quali, a livello di dibattito storiografico, importanti contributi sono venuti dai più recenti studi di Marcella Marmo e Salvatore Lupo, di cui l’a. si sarebbe potuta giovare.
In sostanza, Manica finisce con il riprendere l’interpretazione più accreditata sui meriti del primo meridionalismo con riferimenti a documenti conservati nelle carte Vil- lari presso la Biblioteca Apostolica Vaticana; nelle carte del prefetto di Napoli Mordini; nell’Archivio privato Guicciardini; nelle carte Jessie White Mario presso l’Istituto centrale di Storia del Risorgimento italiano. Ci sono invece aspetti meno studiati che sarebbe im¬portante approfondire. Il metodo dell’indagine, il modello Franchetti-Sonnino, diventa propulsivo, esperienza esemplare da seguire per i saperi esperti più avvertiti nel Mezzo¬giorno, come progressivamente hanno portato alla luce le storie regionali per Einaudi, e come continuano a fare le interessanti ricerche territoriali di storia urbana, i lavori sulle élite e sul notabilato, che verificano sul campo i complessi rapporti tra istituzioni e gruppi dirigenti, tra ceto politico e strutture economiche e sociali

Maria Marcella Rizzo