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Daniela Calanca – Storia sociale della moda – 2002

Daniela Calanca
Milano, Bruno Mondadori, pp. 144, euro 11,50

Anno di pubblicazione: 2002

Delle molte situazioni della vita individuale e collettiva comprese nel vasto campo dei significati della parola moda, termine in grado di spiegare ?realtà sociali diffuse? (p. 7), è soprattutto la sfera dell’abbigliamento a determinare le trasformazioni più palesi e talvolta spettacolari. L’abito assume una funzione essenziale e per lo studioso diventa ?fenomeno completo?, non solo in quanto rivelatore di mutamenti storici, economici, tecnici, ma perché costituisce un fondamentale e compiuto ?sistema di comunicazione?, e, attraverso fogge, tessuti e colori, racconta quale posto nel mondo occupa colui che lo indossa. La dettagliata analisi della ricca storiografia francese (da Barthes e Braudel, alla ?nuova storia? del costume di Roche) e di quella italiana conferma appieno quanto sia vasto e complesso il campo della ricerca, in quanto ?la storia del vestiario, collocandosi all’interno di un sistema culturale globale, costituito sia da istituzioni pubbliche che da azioni individuali, è una storia che deve essere ricostruita indagando in numerose direzioni? (p. 25).
Calanca percorre tali direzioni in sette densi capitoli, in equilibrio fra ricostruzione storica e approfondimento sociologico. A differenza di altri contributi sul tema, la studiosa va ben oltre il racconto descrittivo dei capricciosi cambiamenti che trasformano di continuo abiti, accessori, acconciature e mette a punto un saggio molto complesso, analizzando le idee, i modi di essere e le culture, che da un lato sono artefici e responsabili delle trasformazioni della moda, e dall’altro risultano modificati, addirittura ?conquistati? da quest’ultima. Vengono presi in esame parole, aspetti legislativi, comportamenti legati a diverse concezioni della bellezza e del piacere, consumi e mercati, macchine per produrre, viaggi e tempo libero, utilizzando una ricca (talvolta persino eccessiva) serie di spunti e suggestioni.
Nella sua funzione di osservatorio, attraverso il quale leggere e interpretare una collettività, il ?mondo delle vesti? non manca di implicazioni morali e religiose: le nuove vesti che rifiutano il passato aprono la strada anche ad un nuovo modo di pensare la vita.
La moda, in quanto ?promozione dell’individualità?, deve fare continuamente i conti con il lusso, la seduzione, la cura del corpo e il culto del bello, con gli atteggiamenti e i costumi di cortigiane e libertini, con le donne ?regine della casa? e del ?ben apparire? e le donne ?vetrine? dell’uomo. Interessanti e originali i capitoli riguardanti Consumi, mercati e mestieri (sul problema delle trasformazioni dei consumi in età moderna, sulle nuove mode dello zucchero, caffè, tabacco, sulla produzione tessile) e Macchine per produrre, macchine per sognare (sul trionfo del progresso tecnologico e sui legami fra moda, cinema e televisione). La ricerca, ben sostenuta da una cospicua serie di studi, è completata da alcune pagine di Percorsi bibliografici, che comprendono non solo storie del costume e della moda in generale, ma anche opere di sociologia, di storia delle donne, della sessualità, dell’economia.

Daniela Maldini Chiarito