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Daniela Liebscher – Freude und Arbeit. Zur internationalen Freizeit- und Sozialpolitik des faschistischen Italien und des NS-Regimes – 2009

Daniela Liebscher
Köln, SH-Verlag, 693 pp., euro 49,80

Anno di pubblicazione: 2009

Frutto dell’approccio comparativistico alla storia dei due maggiori fascismi che contraddistingue l’attività di ricerca dei membri dell’Arbeitsgemeinschaft für die neueste Geschichte Italiens (fondato da Jens Petersen e Wolfgang Schieder, il sodalizio è ora diretto da Gabriele Clemens), questo ponderoso studio prende in esame un aspetto finora relativamente trascurato ma di indubbia rilevanza dell’«impregnazione fascista» e del connesso «internazionalismo reazionario» nel periodo interbellico: le politiche sociali e del tempo libero, che trovarono espressione istituzionale nell’italico Dopolavoro e nella germanica Kraft durch Freude. L’opera, fondata su solide ricerche condotte nei principali archivi dei due paesi, è articolata in tre parti, ciascuna delle quali suddivisa in capitoli e paragrafi, cosa che ne favorisce la leggibilità e l’utilizzabilità; la prima (Sozialpolitik als Werbung für das faschistisches Modell vor 1933, pp. 49-244) è dedicata all’uso che delle politiche sociali fa negli anni ’20 il regime fascista mussoliniano allo scopo di propagandare nel resto del mondo, ed in particolare in Europa, il modello politico costituitosi in Italia a partire dalla marcia su Roma. Particolare rilevanza (capitolo II, pp. 146-244) è data all’influsso che esse esercitarono su diversi ambienti culturali e politici della Germania weimariana, non tutti e non soltanto riconducibili al milieu della Konservative Revolution. La seconda sezione (Der [Wett-]Streit der Deutschen Arbeitsfront mit der faschistischen Freizeit- und Sozialpolitik 1933-35, pp. 245-439) si occupa del complesso rapporto instauratosi, dopo la chiamata al potere di Hitler a Berlino, tra le strutture sindacal-corporative tipiche del regime monarchico fascista e gli apparati di ispirazione cetuale (ständisch) messi in piedi dal nazionalsocialismo; non mancano infatti polemiche, contraddizioni, differenze di prospettiva, con in più la volontà da parte tedesca di affrancarsi dall’ingombrante esempio italiano, in precedenza cruciale punto di riferimento, ora imbarazzante per la sua primazia. La svolta nel quadro internazionale verificatasi con la guerra d’Etiopia, la creazione dei fronti popolari, la contrapposizione tra Roma e Berlino da una parte, la Società delle Nazioni dall’altra rappresentano il contesto in cui si inquadra il terzo blocco, intitolato Gemeinsam gegen Genf: «Freude und Arbeit» 1936/37 (pp. 441-614), dove si descrive come le politiche sociali e del tempo libero diventino da un lato sempre più parte integrante dell’Asse, dall’altro come le istituzioni ad esse deputate si muovano in una prospettiva che rinvia a quella del futuribile Nuovo Ordine Europeo d’impronta imperialfascista. Una densa introduzione (pp. 13-48) e sintetiche conclusioni, seguite da esaustivi apparati (rispettivamente pp. 615-637 e 639-693), cerchiano il corpo dell’analisi, di cui sarebbe altamente auspicabile una traduzione italiana, sicuramente utile ad un allargamento dell’ottica degli studi sul fascismo che non si limiti a recepire stimoli provenienti dagli ambiti francofono ed anglosassone.

Brunello Mantelli