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Daniela Melfa – Migrando a sud. Coloni italiani in Tunisia (1881-1939) – 2008

Daniela Melfa
Roma, Aracne, 281 pp., euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2008

Nel pur vasto panorama di studi relativi alla comunità italiana in Tunisia, mancava una ricerca dedicata alla sua componente proletaria. Daniela Melfa, arricchendo dati acquisiti nell’elaborazione di una tesi di dottorato in Storia dell’Africa, ci fornisce oggi un volume che colma quella lacuna. Il lavoro si articola in tre parti. La prima (pp. 61-134) dà conto della dinamica attraverso cui, dopo la seconda metà dell’800, si è venuta accumulando in Tunisia una presenza demografica italiana di cospicue dimensioni che, agli inizi del XX secolo, contava non meno di 80.000 unità. Si trattò nella grande maggioranza dei casi di un’emigrazione proletaria di origine meridionale (e più ancora siciliana) che sperò di trovare nel paese dell’antica Cartagine quella promozione socio-economica che le era negata in patria. Quel flusso si mantenne imponente sino alla prima guerra mondiale a dispetto di svariate normative, volute dalle autorità francesi, in materia di immigrazione che comportarono una disciplina degli ingressi, meccanismi di espulsione, nonché tentativi di assimilazione. L’ultimo capitolo della prima parte (pp. 109-134) si sofferma sull’evoluzione del regime fondiario tunisino all’indomani dell’instaurazione del protettorato francese e, in un certo qual modo, si può leggere come premessa per la tematica (l’impianto e la crescita di un ceto di proprietari terrieri italiani) svolta in maniera esaustiva nella seconda parte (pp. 135-225). Il processo di acquisizione delle terre da parte degli immigrati italiani, che comportò il formarsi di diversi insediamenti rurali, è oggetto di una ricca descrizione che ci fornisce un’immagine a tutto tondo della quotidianità dei suoi protagonisti (spazio domestico, ruolo delle donne, organizzazione degli abitati, insegnamento, uso del dialetto, pratiche religiose). Il settore produttivo di elezione fu quello viti-vinicolo a cui viene riservato l’intero sesto capitolo (pp. 201-225). Il lavoro si chiude (parte terza, pp. 229-258) con un’analisi della presenza italiana nella specifica regione di Capo Bon in cui le considerazioni precedentemente avanzate vengono ulteriormente verificate su unascala geografica più contenuta. A merito dell’a. si devono porre anche una serie di suggestive illustrazioni fotografiche (pp. 195-200) relative a ciò che rimane nella Tunisia d’oggi di alcuni insediamenti rurali italiani. Da elogiare pure l’impianto documentario che ha sorretto la ricerca che si è avvalsa anche dell’utilizzo di materiale inconsueto quale quello reperibile negli archivi della Diocesi di Tunisi. Un cenno infine al saggio introduttivo di Stefano Allievi (Migrazioni di ieri, lezioni per l’oggi. Di partenze, di racconti, di vino e d’altro ancora, pp. 25-48) che attualizza la vicenda trattata da Melfa rapportandola alle migrazioni che muovono oggi verso il nostro paese.

Marco Lenci