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Daniele Natili – Un programma coloniale. La Società geografica Italiana e le origini dell’espansione in Etiopia (1867-1884), – 2008

Daniele Natili
Roma, Gangemi, pp. 238, euro 30,00

Anno di pubblicazione: 2008

Da tempo la storiografia ha evidenziato il ruolo fondamentale svolto dalle società geografiche nel promuovere, organizzare e, per molti versi, anche dirigere la politica coloniale delle potenze euro pee nella seconda metà dell’800. La Società geografica italiana non fa eccezione e per lungo tempo ha legato strettamente le sue sorti alla pianificazione e poi alla realizzazione di un programma coloniale capace di inscrivere il neonato Regno d’Italia nel novero delle grandi potenze, politiche ed economiche. Un’impronta evidente sin dalla genesi della Sgi, costituitasi a Firenze nel 1867 per iniziativa di una stretta cerchia di uomini sedotti dal sogno espansionista, allora ispirato dalle prospettive offerte dal taglio dell’istmo di Suez. Da qui prende le mosse il volume di Daniele Natili che ripercorre la storia del sodalizio e della sua attività esplorativa in Africa fino alla metà degli anni ’80, quando il programma si trasforma in politica vera e propria e l’opzione coloniale trova effettivo e diretto riscontro nell’azione di governo. Sulla base di un lavoro di ricerca rigoroso, compiuto in primo luogo negli archivi della Sgi e in quelli del Ministero degli Affari esteri, il volume segna un importante avanzamento nell’ambito degli studi sulle origini dell’espansionismo italiano coprendo un vuoto storiografico che gli studi precedenti non avevano potuto colmare, anche per la indisponibilità della documentazione – penso in particolare al lavoro di Maria Carazzi del 1972.L’a. bene evidenzia il ruolo trainante della Sgi nell’elaborazione del discorso coloniale e nell’individuazione delle direttrici espansionistiche. L’attività esplorativa rappresentò il vettore della penetrazione coloniale assumendo una funzione di supplenza istituzionale progressivamente sempre più condivisa, e concordata, con i governi. A partire dal primo viaggio sull’altipiano eritreo di Orazio Antinori che, in modo più che simbolico, mosse i suoi passi da Suez nei giorni successivi l’inaugurazione del 17 novembre 1869. Poi specialmente l’Etiopia, meta della «grande spedizione» organizzata nel 1876 da cui si dipanò l’azione diplomatica italiana della cosiddetta linea scioana.Per sopperire ai limiti e ai fallimenti sul piano economico e commerciale la Sgi ricorse alla politica e all’opinione pubblica, «i poli tra i quali esplica la sua strategia coloniale» (p. 11), nel pervicace tentativo di dislocare oltremare l’attenzione di un paese «distratto» dagli affari interni e continentali.La storia del sodalizio geografico finisce così per coincidere in larga parte con quella delle origini del colonialismo offrendo ad esso il principale luogo di elaborazione politica e culturale nonché la sede di organizzazione di una élite africanista sempre più influente nella società italiana.

Giancarlo Monina