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Daniele Rocca – Francia 1919-1939. Un viaggio nell’estrema destra – 2004

Daniele Rocca
Milano, Unicopli, pp. 339, euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2004

L’obiettivo di questo libro è di offrire un quadro, il più possibile sintetico, della destra antiparlamentare francese tra la fine della prima e l’inizio della seconda guerra mondiale. Così recita l’introduzione. L’obiettivo non è stato raggiunto, in quanto il quadro che se ne evince non è sintetico e, soprattutto, non si segnala per chiarezza. La trattazione, in particolare, sembra mancare di basi strutturali. Per affrontare il tema, sarebbe stato necessario possedere a priori una conoscenza delle differenziate origini ideologiche delle leghe di estrema destra in Francia, nonché della loro successiva ed affatto scontata interazione con la destra parlamentare, nel corso degli anni della Terza Repubblica fino allo scoppio del primo conflitto mondiale. Sarebbe stato altresì necessario tenere presente, nella trattazione, i termini del dibattito storiografico che intorno al fenomeno si è sviluppato: dalle tesi di Sternhell sull’origine francese del fascismo fino alle classificazioni di Rémond sulle differenti tipologie delle destre. Insomma, sarebbe stato necessario un impianto teorico più solido, in grado di confrontarsi con quelli che altri ? storici e non soltanto politologi ? hanno fin qui prodotto. Solo su queste fondamenta, infatti, sarebbe stato possibile valorizzare il contingente elemento cronologico: dalla considerazione della profondità del trauma provocato dalla prima guerra mondiale sull’intera società, sulle sue istituzioni, sulla politica tout court, fino alle tensioni che il modificarsi dell’equilibrio mondiale negli anni tra i due conflitti scaricò anche nell’ambito della politica interna della Francia.
L’insufficienza di queste strutture si risente nel corso dell’intera trattazione. Gli accostamenti tra raggruppamenti e, ancor più, tra percorsi biografici non appaiono sempre convincenti ed i giudizi lasciano talvolta perplessi. Soprattutto, non persuade la scissione proposta dall’autore tra gli aspetti più propriamente ideologici, quelli economici e quelli di politica estera. Per una trattazione storica del tema sarebbe risultata di gran lunga preferibile un’analisi che si proponesse di cogliere i nessi e la coerenza interna delle differenti proposte segnalando, semmai, il loro modificarsi al cospetto delle opportunità offerte di volta in volta dalla contingente situazione politica. La strada intrapresa, di contro, fa correre il rischio di accreditare l’immagine di un universo immobile sia al suo interno sia nei rapporti con la destra parlamentare. Le cose, invece, non stavano in questi termini e l’itinerario di un uomo fondamentale nell’universo descritto, quale Philippe Barrès, è sufficiente a ricordarcelo in modo emblematico. Senza cogliere il significato storico di queste evoluzioni, però, risulta difficile comprendere il ruolo complesso e non unidimensionale avuto dall’estrema destra al momento della caduta della Terza Repubblica, nonché l’influenza di più lungo periodo che alcune sue espressioni dottrinarie hanno esercitato persino su successive incarnazioni ?maggiori? della destra repubblicana del secondo dopoguerra.

Gaetano Quagliariello