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Dario Antiseri – Il liberalismo cattolico italiano dal Risorgimento ai nostri giorni – 2010

Dario Antiseri
Soveria Mannelli, Rubbettino, 146 pp., € 8,00

Anno di pubblicazione: 2010

Antiseri, con questo agile libretto, intende percorrere la storia italiana otto-novecentesca soffermandosi su quegli autori che hanno voluto mettere in relazione la cultura cristiana e il pensiero liberale. Nella sua introduzione spiega che il Cristianesimo è stata la più grande rivoluzione che l’umanità abbia compiuto, perché ha saputo operare nel centro dell’anima e nella coscienza morale: così i primi cristiani ritenevano che la coscienza dovesse giudicare il potere e non viceversa. Ma soprattutto il Cristianesimo pose nettamente una distinzione tra l’imperatore e Dio, tra mondo dell’imperatore, a cui si deve una lealtà critica, e mondo di Dio, che è assoluto.L’idea del cattolicesimo liberale affonda le proprie tradizioni nella Scuola francescana del ‘300 e nella tardo-scolastica spagnola del ‘600, ma fu soprattutto nei due secoli passati che si sviluppò e seppe esprimere un pensiero compiuto e originale. Gli autori che Antiseri prende in considerazione sono Taparelli D’Azeglio, Gioacchino Ventura, Raffaello Lambruschini, Vincenzo Gioberti, Antonio Rosmini, Alessandro Manzoni, Luigi Sturzo, Luigi Einaudi, Angelo Tosato. Di ognuno fa una sintesi del pensiero politico e filosofico, e del modo in cui seppero affrontare i problemi del tempo. In comune tra questi pensatori non necessariamente c’era una prospettiva filosofica (D’Azeglio, Gioberti e Rosmini erano su posizioni differenti, e non mancarono tra loro momenti di tensione), ma era evidente l’idea della «persona» come entità libera e responsabile, l’idea cioè che attorno alla «persona» dovessero ruotare le proposte politiche dei cattolici italiani. A proposito di Sturzo, Antiseri sottolinea la sua determinazione a difendere il carattere laico e aconfessionale del Partito popolare, decisione che lo pose in contrasto con p. Gemelli, ma l’autore che maggiormente suscita interesse, forse perché il meno conosciuto al grande pubblico, è Tosato che con i suoi studi si pose l’obiettivo di compiere una demolizione esegetica della lettura pauperistica del Vangelo. Il sacerdote infatti si mostrava convinto che il capitalismo fosse un sistema che desse a tutti la facoltà di esercitare liberamente e proficuamente la propria capacità in campo economico, e che dunque non andasse stigmatizzato ma considerato un possibile interlocutore del mondo cattolico. Così Tosato giudicava ingenua la lettura di quei credenti che individuavano nei Vangeli elementi di condanna della ricchezza e dei detentori di essa.Il tono del libro è divulgativo e rappresenta una lettura interessante per chi, per la prima volta, intende affrontare tali questioni. Per chi invece maturasse un serio interesse per tematiche decisamente complesse, i suggerimenti bibliografici sarebbero diversi.

Daniela Saresella