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Domenico Mirri e Stefano Arieti (a cura di) – La cattedra negata. Dal giuramento di fedeltà al fascismo alle leggi razziali nell’Università di Bologna – 2002

Domenico Mirri e Stefano Arieti (a cura di)
Bologna, CLUEB, pp. 223, euro 15,50

Anno di pubblicazione: 2002

Questo volume raccoglie gli atti di un convegno, dal titolo omonimo, svoltosi a Bologna il 12 giugno 2001, nato per ricordare il prof. Bartolo Nigrisoli, ordinario di Clinica Chirurgica, che nel 1931, rifiutò di giurare fedeltà al fascismo e nello stesso tempo tutti i docenti, gli assistenti e gli studenti che, nel 1938, furono espulsi dall’Università perché appartenenti alla razza ebraica.
La questione del rifiuto da parte dei dodici docenti universitari di prestare il giuramento di fedeltà richiesto dal regime fascista è stata una vicenda fino ad oggi poco nota, che è invece doveroso ricordare, perché essi offrirono un’altissima testimonianza civile ed etica, raccolta da quei giovani che, in seguito, presero le armi contro il nazifascismo.
La peculiarità del volume curato da Mirri e Arieti consiste nel collegare strettamente il giuramento di fedeltà al regime e le leggi razziali. Infatti man mano che diveniva più marcato l’assetto totalitario, il regime esercitò un controllo più rigido sulla scuola e sulla cultura.
A partire dal 1935, divenne di fondamentale importanza il tema della razza: preludio della svolta del 1938, allorquando, Mussolini imboccò la strada dell’antisemitismo, rendendo il fascismo un regime decisamente razzista. Ecco dunque che le due vicende si saldano: nel 1931 ci si trova di fronte ad un regime che non ammette nessuna forma di dissenso, tanto che obbliga gli accademici a giurargli fedeltà, nel 1938, questo stesso regime espelle dalle scuole e dalle università del regno insegnanti e studenti ebrei. Si tratta di un unico disegno che ha alle spalle un identico progetto: soffocare la libertà di pensiero e discriminare chi appare diverso.
Nel testo curato da Mirri e Arieti, dopo una ampia ricostruzione storica ad opera di Luciano Casali, che purtroppo non sempre risulta chiara, forse a causa del fatto che il testo appare la trascrizione dell’intervento orale, seguono alcuni saggi interessanti, legati alla vicenda bolognese: si segnala il bel contributo di Gian Paolo Brizzi, che ricorda quanto fossero numerosi a Bologna gli studenti stranieri, in virtù anche dell’antica tradizione di accoglienza dell’Alma Mater e quanto sia stato dolorosissimo per molti di essi, nel 1938, abbandonare gli studi a causa delle leggi razziali.
Il testo raccoglie poi le biografie dei docenti espulsi per effetto delle leggi del 1938 e questa sezione permette di cogliere i fecondi intrecci che si possono creare tra la storia nazionale e quella locale: la tragedia del 1938, dopo essere stata considerata appunto nei termini della grande storia, viene ora riproposta in chiave locale: in questo modo quelli che erano soltanto nomi acquistano una loro consistenza e attraverso le loro biografie si può meglio comprendere la crudeltà di una legge che sanciva la differenza tra chi era ariano e chi non lo era, indipendentemente dai meriti accademici dei singoli. E’ superfluo ricordare quanto quelle leggi, mai abrogate sotto il governo Badoglio, si siano trasformate in un micidiale strumento di morte allorquando nel 1943 l’Italia fu invasa dai nazisti, che immediatamente diedero inizio, anche nel nostro paese, alla soluzione finale.

Alessandra Chiappano