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Domenico Novacco – L’officina della Costituzione italiana – 2000

Domenico Novacco
Feltrinelli, Milano

Anno di pubblicazione: 2000

Già autore dei contributi ai volumi sulla Costituente pubblicati nella Storia del Parlamento italiano edita da Flaccovio negli anni sessanta, Novacco percorre in questo volumetto senza note, un tema fondamentale, anche se mai oggetto di specifica attenzione, la scrittura della Costituzione del 1948.
Il problema è inquadrato. Ne risulta un atteggiamento realista: “i limiti della prassi non devono far dimenticare i valori sostanziali della Costituzione e cioè, in parole povere, quella richiesta di democrazia integrale e quella ispirazione sociale che ne costituiscono il messaggio profondo” (pp. 13-14).
Sei sono i momenti in cui si articola il percorso sul filo della memoria ed alla luce del dibattito storico-politico degli anni novanta. Si comincia con il periodo che arriva a quella che Calamandrei ha definito la “prima costituzione provvisoria” (25 giugno 1944), per passare alla “seconda costituzione provvisoria” (16 marzo 1946), attraverso la Consulta nazionale, sulla quale il giudizio forse risente delle troppe aspettative che pure avevano segnato questa assemblea. Nel terzo capitolo Novacco presenta i lineamenti del sistema politico italiano, da cui emergono “quattro anomalie” (pp. 75-76): il più forte partito comunista del mondo occidentale, l’unico partito socialista a lungo legato con il partito comunista, l’unico partito democristiano d’Occidente che si sia rifiutato di definirsi moderato e conservatore, ed infine una destra non legittimata come forza di governo. Esaminati nel quarto capitolo i risultati della duplice consultazione del 2 giugno 1946, siamo così ai lavori per la Costituzione, studiati nel quinto capitolo, dedicato alla Commissione dei 75 e nel sesto, sulla discussione in Assemblea plenaria, dal 4 marzo al 22 dicembre 1947.
Giustamente Novacco insiste sull’essenziale dibattito in prima sottocommissione e sull’ordine del giorno Dossetti del 9 settembre 1946, con una icastica affermazione del principio personalistico: la convergenza tra democristiani e comunisti avvenuta in questa sede è secondo Novacco il perno di tutto il processo costituente: “tra la metà di ottobre e la metà di novembre 1946 si arrivò al compromesso costituzionale” (p. 138).
Ricco di spunti di discussione nel suo argomentare discorsivo, sono da segnalare i passaggi relativi alla bandiera, al giuramento repubblicano, all’amministrazione e soprattutto al dibattito regionalista, visto sia pure sinteticamente dal punto di vista più pertinente, quello cioè dell’esperienza siciliana.
Si può così condividere la conclusione del ragionamento di Novacco, quando constata che “l’essenza della Costituzione non stia affatto in quella seconda parte oggetto dei tentativi di riforma degli ultimi quindici anni, ma proprio in quei ‘principi fondamentali’, che si presentavano come orientamento ispiratore per una futura legislazione e non come norma giuridica cogente”. Il movimento fondamentale che infatti tiene insieme un sistema politico percorso da strutturali clivages (o “anomalie”) come quello italiano sarà infatti il processo di attuazione della costituzione, perno della storia costituzionale della Repubblica.

Francesco Bonini