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Donne e fabbrica a Narni nel lungo Novecento

Carla Arconte, Gianni Bovini (a cura di)
Foligno, Editoriale Umbra, 137 pp., € 12,00

Anno di pubblicazione: 2017

Il volume curato da Carla Arconte e Gianni Bovini è stato realizzato a partire dal corso di formazione «Donne e fabbrica nel lungo Novecento», organizzato dall’Associazione Città di Narni in collaborazione con la Società Italiana delle Storiche nel novembre 2014. Il corso ha incentivato la costituzione di un gruppo di ricerca eterogeneo, volto a indagare la presenza femminile nelle fabbriche del comune di Narni.
I saggi presenti nel volume sono stati costruiti a partire sia da documentazione archivistica conservata in archivi di fabbrica (Elettrocarbonium e Tarkett) e in archivi istituzionali (come l’Archivio storico comunale e l’Archivio di Stato di Narni), che da fonti orali raccolte appositamente durante la ricerca.
Il volume si sviluppa su un arco cronologico compreso tra i primi anni del ’900 e gli anni ’80, seguendo la parabola industriale narnense che in quel periodo storico vide la nascita, l’apogeo e l’inizio del declino delle fabbriche considerate. Le storie dei singoli stabilimenti sono ripercorse per indagare quantità e qualità della presenza femminile, i sistemi di reclutamento, le condizioni di lavoro, il problema della conciliazione tra lavoro e famiglia, le prime forme di Welfare aziendale.
Alcuni saggi, in particolare, focalizzano l’attenzione su quest’ultimo tema, analizzando l’asilo aziendale di Narni Scalo e il villaggio operaio di Nera Montoro. Quest’ultimo, voluto dalla Società Terni alla fine degli anni ’20 per rispondere al problema della scarsità di alloggi, fornisce interessanti spunti di riflessione su continuità e discontinuità nelle politiche di Welfare aziendale tra fascismo ed età repubblicana e sul ruolo della fabbrica nei processi di modernizzazione del territorio.
Il volume si inserisce nell’alveo, da un lato, degli studi locali di storia del lavoro e, dall’altro, delle storie di fabbrica. Il livello microanalitico di analisi e l’uso delle fonti orali consentono di mettere a fuoco le dinamiche di genere e la loro evoluzione in un contesto industriale novecentesco, contribuendo alla comprensione del ruolo delle donne nei processi di industrializzazione del «secolo breve».
I fascicoli del personale relativi a trentacinque donne assunte tra gli anni ’30 e ’40 negli stabilimenti elettrochimici di Nera Montoro e Narni consentono di mettere a fuoco i percorsi di carriera delle lavoratrici di fabbrica, le qualifiche professionali (operaie ma anche impiegate), gli spostamenti per lavoro (pendolarismo), il rapporto problematico con la sfera familiare e riproduttiva (clausole di nubilato), la segregazione orizzontale delle lavoratrici.
Gli obiettivi dichiarati del volume, fissati dalle parole di Laura Schettini, nel «restituire alla memoria collettiva la partecipazione femminile all’epopea industriale narnense» e nell’«indagare come la fabbrica [abbia] modellato la comunità locale» (p. 29), appaiono senz’altro raggiunti. Il lettore estraneo alla storia della comunità narnense avrebbe forse potuto giovarsi di un saggio che, tra gli altri, inquadrasse la parabola narnense nel più ampio panorama della storia italiana novecentesca del lavoro.

Eloisa Betti