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Duccio Bigazzi e Marco Meriggi (a cura di) – Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità a oggi. La Lombardia – 2001

Duccio Bigazzi e Marco Meriggi (a cura di)
Torino, Einaudi, pp. 1299, euro 77,47

Anno di pubblicazione: 2001

La prima storia regionale einaudiana, dedicata al Piemonte e pubblicata trentacinque anni fa, era una monografia di circa 800 pagine opera di un unico autore, Valerio Castronovo, e sviluppata in base a un criterio sostanzialmente ed evidentemente cronologico. La Lombardia appena uscita è invece un volume di quasi 1.300 pagine che comprende venticinque saggi, affidati a poco meno di una trentina di autori. L’ultima tappa di un percorso lungo, dunque, che in qualche modo ha registrato le successive trasformazioni dell’idea stessa di storia regionale fino all’affermazione, esplicita nella premessa di questo volume, sulla improbabilità della storia ?generale? di una regione.
L’opera è divisa in tre parti: la prima dedicata alle tendenze di lungo periodo, e le due seguenti che affrontano distintamente l’età liberale ed il secolo breve. Se si guarda però agli argomenti affrontati nei singoli saggi, risulta evidente non solo che l’opzione tematica prevale su quella cronologica, ma che la rinuncia a una storia ?generale? significa anche, almeno in questo caso, rinuncia a una griglia canonica a favore di una scelta desunta induttivamente dalle peculiarità dell’oggetto indagato. Anche questo, del resto, è sottratto consapevolmente a improponibili criteri amministrativi e individuato invece, non solo sul piano territoriale, nel nesso fra una metropoli e una rete urbana robusta e diffusa e, di conseguenza, in un rapporto città campagna fortemente articolato. Che il volume si apra con un saggio di Meriggi dedicato allo ?Stato di Milano? e alla sua immagine in un arco di tempo quasi secolare non è certo un caso, sembra piuttosto una precisa dichiarazione di intenti.
Sempre nella prima parte troviamo saggi dedicati all’industria dell’informazione, al ruolo peculiare del teatro e a quello del cattolicesimo ambrosiano. Ma anche nelle parti successive compaiono scelte fortemente caratterizzanti. Nella seconda si esaminano la conoscenza scientifica e tecnica in un saggio, lo sviluppo e il ruolo dell’istruzione ?industriale? in un altro, le origini della fotografia in un terzo. Nell’ultima compaiono l’immaginario cinematografico, il sistema radiotelevisivo, il disegno industriale. Sono solo esempi, particolarmente eloquenti, dell’aderenza tematica cui si accennava prima, che però testimoniano anche di una strategia più generale, solo accennata nella premessa, che prova a legare storia della società e storia della cultura rinunciando agli approcci più tradizionali. Del resto di lavori così complessi e impegnativi, per andare oltre una presentazione impressionistica, occorrerebbe parlare in maniera molto più distesa e meditata.
Si vorrebbe soltanto segnalare, in chiusura, la cura con cui è stata confezionata anche la sezione delle immagini: una lunga nota di Cesare Colombo contestualizza efficacemente una scelta originale, che si apre con una ?bottega di fotografo? del 1957 e si chiude con le incisioni rupestri della Valcamonica. Anche questo sembra, almeno a noi, il segnale di un rapporto meditato e critico con una storia, o con la storia tout court.

Giuseppe Civile