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Ripensare il XX secolo. Oltre la guerra fredda – 1999

Elena Aga Rossi et al.
Libri di Liberal, Firenze

Anno di pubblicazione: 1999

Sono gli atti di un convegno promosso da Liberal del 1998, con contributi di uomini politici, opinion makers, politologi e giornalisti, oltre che di storici professionali. Ripensare il XX secolo è impresa ambiziosa, ma il sottotitolo chiarisce già che si tratta di una riflessione tutta centrata sulla politica e sulle relazioni internazionali. La disorganicità dell’impianto e l’eterogeneità di taglio e di spessore delle sei relazioni, tuttavia, fanno sì che l’obiettivo non possa dirsi raggiunto neppure su questo terreno.
La relazione di V. Strada su La genealogia delle dittature ripropone infatti tesi non nuove sulla primogenitura e il carattere paradigmatico del totalitarismo comunista, mentre quella di D. Fisichella su Il pericolo della cancellazione della storia non è che un intervento a braccio. E. Galli Della Loggia (L’ideologia dell’antifascismo) distingue tra l’antifascismo e un’ideologia antifascista che fa risalire al VII Congresso del Komintern ed avanza alcuni spunti interessanti, che però il testo (non rivisto dall’autore) non permette di dire quanto fondati. La relazione di A. Occhetto su L’illusione del Pci è una rivendicazione della svolta della Bolognina; quanto ad A. Panebianco (La nuova era), la sua è una sintesi delle opinioni più diffuse sul ruolo dello Stato e della politica nell’età della globalizzazione, marginale in un convegno che – come osserva P. Scoppola – tende a ridurre il Novecento a secolo del comunismo. La sola relazione che rivesta un concreto interesse storiografico è quella di E. Aga Rossi su Il labirinto degli anni Trenta: la sua critica della riduzione del periodo fra le due guerre a un confronto fascismo-antifascismo si fonda infatti su nuovi documenti sovietici, che le consentono di attribuire l’insufficienza e l’incoerenza della politica dell’Urss nella guerra di Spagna all’obiettivo staliniano di rafforzare il proprio controllo sul movimento comunista e di sottolineare l’espansionismo della politica estera sovietica a proposito del patto Molotov-Ribbentrop.
Povero di contributi innovativi, il volume è insomma interessante più che altro come caso di uso pubblico “revisionista” della storia. Benché nella sua Introduzione F. Adornato ponga l’obiettivo di liberarsi de Il fantasma del revisionismo, in effetti quel fantasma viene invocato in moltissimi interventi. Essendosi storicamente definita in rapporto a quella di ortodossia, la nozione di revisionismo favorisce il riproporsi di letture univoche del passato e implica il rischio che nuovi dogmi si sostituiscano ai vecchi. Perciò, per liberarsi di quel fantasma e far progredire la riflessione sul Novecento, occorrerebbe sgombrare il campo proprio dalla riduttiva dicotomia ortodossia-revisionismo ed acquisire che non si dà alcuna reale revisione storiografica senza un serio lavoro di ricerca.

Tommaso Detti