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Elena Franchi – I viaggi dell’Assunta. La protezione del patrimonio artistico? veneziano durante i conflitti mondiali, – 2010

Elena Franchi
Pisa, Plus, 195 pp., Euro 30,00

Anno di pubblicazione: 2010

Lo studio ripercorre le travagliate vicende del prezioso patrimonio d’arte veneziano nelle due guerre, seguendo il filo rosso delle peregrinazioni dell’Assunta del Tiziano, la grande pala d’altare dei Frari faticosamente traslata allo scoppio della prima guerra mondiale per via fluviale a Cremona, indi a Pisa, scampata ad una piena, e poi nuovamente ricoverata presso la villa nazionale di Stra durante il secondo conflitto.Venezia è un grosso nodo portuale sulle mappe militari, ma anche meta? privilegiata del turismo internazionale, e sin dagli anni ’10 risulta al centro del dibattito sul riconoscimento di «città aperte». Nessuna di queste, come anche Roma e Napoli, risulterà di fatto intoccabile, anzi proprio perché «vicine al cuore degli italiani» saranno punti nevralgici nella strategia di moral bombing adottata dagli anglo-americani. Per i monumenti si sperimentavano sin dalla prima guerra le protezioni in situ, con coperture di lamiera, contrafforti, materassi d’alga e sacchi di sabbia, misure riapplicate immutate ma con maggior disincanto nel corso del secondo conflitto. In quanto alle opere d’arte mobili, la loro traslazione viene spesso interpretata dai politici come pericoloso messaggio di abdicazione e disfattismo, e incontra dunque una certa resistenza almeno fino a quando gli eventi bellici non la impongono come inevitabile. La vicenda più emblematica in questo senso riguarda uno dei simboli dell’autonomia di Venezia, il leone di S. Marco, facile bersaglio mai rimosso dal fronte del Canal Grande, se non per sostituirlo con un calco irriconoscibile agli occhi dei passanti. In generale l’a. evidenzia le difficili convergenze tra i vari soggetti implicati in tempo di guerra in opere di protezione, messa in sicurezza e restauro – soprintendenze, servizi tecnici militari, enti locali, clero, funzionari governativi – con logiche, strategie, finalità, vincoli di bilancio diversificati. Tra i vari veti incrociati quelli della chiesa, negli anni ’10 ancora memore delle soppressioni napoleoniche che avevano arricchito le collezioni civiche. Se città lontane dal fronte come Roma Pisa e Firenze saranno naturali sedi di deposito dell’arte durante la grande guerra, la linea mobile del fronte nel secondo conflitto genererà contrordini e incertezze tra il criterio prudenziale di disperdere le opere in molteplici rifugi e l’affidabilità di pochi siti più facili da gestire: valga la vasta operazione orchestrata da Pasquale Rotondi a Sassocorvaro, che imporrà ulteriori rischiosi trasferimenti in Vaticano quando nell’inverno 1943-44 il luogo viene «raggiunto» dalla linea Gotica. Di tutti questi fatti la ricostruzione della Franchi non fornisce una vera e propria chiave interpretativa unitaria, e lascia al lettore il compito di rintracciarne le principali ipotesi di fondo. Resta l’interesse di una puntuale trattazione del tema, corredata da un ricco apparato fotografico e basata su un accurato lavoro sulle fonti, archivi locali ed extra-locali, carte dei militari alleati e occupanti, tracce documentarie lasciate dal passaggio dei beni verso i vari luoghi di rifugio.

Michela Morgante