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Elena Polidori – Via Nazionale. Splendori e miserie della Banca d’Italia – 2006

Elena Polidori
Milano, Longanesi, 195 pp., euro 13,60

Anno di pubblicazione: 2006

Il volume è una via di mezzo fra l’opera di divulgazione storica e l’instant book, confezionato per sfruttare l’interesse che la Banca d’Italia ha recentemente suscitato nell’opinione pubblica, dopo essere finita sotto i riflettori della cronaca, più che per i meriti di Carlo Azeglio Ciampi, per la rovinosa conclusione della parabola del suo successore Antonio Fazio. L’improvvisa notorietà dell’istituzione e del suo più illustre inquilino servono da sfondo per una serie di brevi biografie dei predecessori di Fazio, a partire non dal governatore Bonaldo Stringher, che per primo ricoprì la nuova carica istituita nel 1928, ma da Vincenzo Azzolini, ricordato soprattutto per il processo, la condanna e la successiva assoluzione dall’accusa di aver consegnato le riserve auree della Banca ai nazisti. Il libro per fortuna non indugia sul tono scandalistico, e si propone, con una certa efficacia narrativa, di disegnare il diverso carattere dei governatori che, dopo la forzata notorietà di Azzolini, hanno ricercato una sobrietà di condotta, la lontananza dai riflettori della cronaca e dalla notorietà, pur con la parziale eccezione di Guido Carli, accostato per certi tratti al Faust del Mefistofele (opera a lui molto cara), per il gusto profondo di fare politica e influire sui governi anche a rischio di mettere a repentaglio la propria indipendenza. Cifra comune a tutti i governatori dell’Italia repubblicana è il profondo rigore intellettuale e morale nello svolgere la propria delicata funzione al servizio dell’economia del paese, non sempre confortati dal dovuto appoggio da parte della classe politica. Sobrietà e grande competenza tecnica sono gli elementi che hanno costruito l’aura di rispetto che per alcuni decenni ha circondato l’istituzione. Le vicende del governatore Fazio, testimone poco entusiasta dell’avvento dell’euro e della Banca centrale europea, che hanno ridimensionato funzioni e poteri delle banche nazionali, segnano un momento di grave caduta di prestigio dell’istituzione, coinvolta nelle recenti contese finanziarie nazionali, in cui il governatore si è trovato a giocare non da arbitro, ma da parte interessata. Costruito su aneddoti di natura personale per rendere il carattere dei personaggi, dalla corpulenza di Donato Menichella, al ricordo della madre sartina di Paolo Baffi, il libro manca in maniera sconcertante di riferimenti fattuali precisi, anche sulle vicende degli anni più recenti. C’è da chiedersi cosa ne potrà ricavare un lettore fra vent’anni, quando la memoria delle recenti lotte politiche e finanziarie si sarà sbiadita. Resta però una certa efficacia descrittiva nel delineare il carattere dei personaggi e nel rendere l’atmosfera sacrale di Palazzo Koch, che ogni studioso che abbia avuto accesso al palazzo ha sicuramente avvertito.

Alessandro Polsi