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Elizabeth Schächter – The Jews of Italy, 1848-1915. Between Tradition and Transformation – 2010

Elizabeth Schächter
London, Vallentine Mitchell, 268 pp., £ 45,00

Anno di pubblicazione: 2010

L’a. è una studiosa di letterature comparate, che ha sviluppato un interesse per la storia degli ebrei italiani a partire dalle sue ricerche su Italo Svevo.Trattando il periodo 1848-1915, il volume affronta temi come emancipazione, integrazione, assimilazione e nazionalizzazione adottando il punto vista della minoranza: una scelta interessante, perché l’età liberale è stata ancora poco indagata.Il libro è articolato in sei capitoli. Il primo, introduttivo/metodologico (pp. 1-12), presenta le fonti (autobiografie, stampa periodica, archivi comunitari, corrispondenze private) e lo spinoso problema di come definire l’essere ebrei dopo l’emancipazione. Il secondo (pp. 13-62) mette a fuoco il momento risorgimentale e la dimensione individuale dell’integrazione, offrendo medaglioni biografici di alcuni personaggi significativi nonché una riflessione sulla rilevanza della sfera familiare nella rimodulazione dell’identità ebraica. Il terzo (pp. 63-96) è dedicato alle istituzioni comunitarie. Il quarto (pp. 97-151) si concentra sul tema dell’antisemitismo, con particolare attenzione al filone cattolico. Il quinto (pp. 152-205) presenta l’emergere del sionismo, con un’attenta descrizione delle diverse correnti, delle principali figure di riferimento e degli scontri interni al movimento. L’ultimo capitolo, A Jewish Renaissance (pp. 206-230), infine, è centrato sulla figura di S.H. Margulies, di origini galiziane, rabbino di Firenze dal 1890 al 1922.Il libro ha meriti indubbi. Spiega in maniera efficace come la storiografia dagli anni ’90 in poi abbia scardinato consolidati paradigmi interpretativi e operato un vero e proprio capovolgimento di prospettiva, allontanandosi definitivamente dalle descrizioni idilliache e semplicistiche di un’Italia senza pregiudizi e di un’integrazione senza ombre. La bibliografia è molto aggiornata e completa, i riferimenti sono precisi e puntuali; è apprezzabile anche il tentativo di inquadrare il caso italiano nel panorama europeo. Mancano, tuttavia, sostanziali contributi di ricerca e proposte interpretative. Con la parziale eccezione dell’ultimo capitolo, le citazioni dirette dalle fonti finiscono per avere una funzione narrativa più che analitica. In chiusura del volume, l’a. sposa l’idea che l’età liberale sia stata caratterizzata da un ripiegamento dell’ebraismo italiano su se stesso e che solo i giovani sionisti abbiano saputo risvegliarlo. Questo quadro ha una lunga storia alle spalle ed ha qualche fondamento, ma non ha valore di per sé esplicativo e mette in ombra il fatto che il sionismo italiano fu per lungo tempo un fenomeno minoritario. Da un punto di vista storiografico, il tema più importante e più complesso è – a mio parere – quello delle modalità di integrazione sociale e culturale e delle risposte agli stimoli provenienti dalla società maggioritaria.Il libro si presenta dunque come un’attendibile, equilibrata e ben scritta presentazione dello stato degli studi. In questo senso colma una lacuna importante, soprattutto perché – scrivendo in inglese – l’a. rende accessibili i risultati della storiografia italiana ad un pubblico internazionale.

Carlotta Ferrara degli Uberti