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Emanuele Pagano – Pro e contro la repubblica. Cittadini schedati dal governo cisalpino in un’inchiesta politica del 1798 – 2000

Emanuele Pagano
Unicopli, Milano

Anno di pubblicazione: 2000

Il libro presenta una statistica disposta dal governo della Repubblica Cisalpina, nei primi mesi del 1798, sull’adesione dei cittadini allo spirito repubblicano. La disaggregazione secondo gli undici dipartimenti considerati, viene seguita dall’autore ed integrata con puntuali considerazioni, così che si è in presenza di una doppia lettura, di quella di chi volle un approfondimento tanto delicato, e di quella dello storico. L’Introduzione, che si sarebbe voluta più ampia e incisiva, dimostra che il documento è anche un ottimo campione per la conoscenza socio-professionale dei territori indagati, su cui il libro si diffonde ampiamente leggendo criticamente i dati.
Nella vicenda amministrativa si agitano importanti temi di fondo, dalla questione delle statistiche come elemento di conoscenza innovativo, messo da tempo in luce dalla storiografia più attenta alla modernizzazione amministrativa, alle questioni di identità socio-economica, al vero e proprio nucleo storiografico che colloca il rilevamento davvero al confine di un’epoca, il tema del consenso politico, questioni tutte che l’autore enuclea o adombra e che paiono degne di fortissima sottolineatura.
Soprattutto quella del consenso politico appare dominante, in un elenco delle appartenenze che divide i filorepubblicani dagli antirepubblicani. Molto opportunamente, l’autore sottolinea l’estrema difficoltà sia del rilevamento che della utilizzazione storica dei dati. L’inquietudine politica del momento, dopo il trattato di Campoformio, nelle incertezze dell’assestamento delle zone di influenza, tra la delusione dei patrioti e l’emergere della Repubblica Cisalpina come potenziale nucleo di aggregazione di un futuro ampliamento del nuovo assetto istituzionale, ma anche nell’emergere del ruolo prevaricante dell’Amministrazione militare francese, era fortemente condizionante.
Appare dunque importante un rilevamento che pure non poteva sfuggire alle difficoltà intrinseche ad una simile indagine, dalla scarsa sincerità delle autoclassificazioni, alla correttezza delle attribuzioni. L’enorme sproporzione tra repubblicani e antirepubblicani, a favore dei primi, appare significativa in questo senso, data la condizione politica del momento e “i forti legami e consorterie locali ove il trasformismo, l’opportunismo e gl’interessi di ceto e di categoria non facevano difetto” (p. 20). Al di là di questo, però, l’operazione del governo cisalpino appare intelligente, così come si può dire per la meticolosa rilettura del libro. Spiccano alcune considerazioni generali: la condizione di incertezza degli ecclesiastici, pur nel prevalente antirepubblicanesimo, l’equa distribuzione del consenso di ricchi e proprietari, ma anche di quello degli artigiani, il più forte repubblicanesimo delle professioni e della burocrazia. Poi, ancora, il prevalere generazionale dei giovani nei sentimenti repubblicani, e la scarsa attendibilità che l’autore mette in rilievo per i giudizi etici che accompagnano l’identificazione politica.

Fabio Bertini