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Emilio Franzina – Casini di guerra. Il tempo libero dalla trincea e i postriboli militari nel primo conflitto mondiale – 1999

Emilio Franzina
Gaspari, Udine

Anno di pubblicazione: 1999

Pur trattandosi dell’elaborazione e dell’aggiornamento di un lungo intervento su Il tempo libero dalla trincea e i postriboli militari italiani, già edito in Diego Leoni, Camillo Zadra (a cura di), La grande guerra. Esperienza, memoria, immagini (Bologna, il Mulino, 1986, pp. 161-230), questo è un libro nuovo, godibile e importante. Dalla metà degli anni ottanta una infaticabile accumulazione di dati, eventi, citazioni, sollecitazioni si è tradotta in una riscrittura del precedente saggio, in un’aggiunta di una dotta Introduzione (pp. 7-60), dedicata alla diffusione nella grande letteratura internazionale del topos della prostituzione organizzata nelle guerre mondiali del Novecento, in un’appendice documentaria (pp. 142-181) e in un aggiornamento delle già ampie note bibliografiche, che costituiscono di per sé quasi un altro, e altrettanto godibile, saggio (pp. 11-18, 49-60, 182-221).
L’organizzazione da parte delle gerarchie militari della prostituzione per gli eserciti di massa delle guerre mondiali, ma si potrebbe dire più in generale per gli eserciti dell’età contemporanea, è un tema apparentemente scivoloso ma importante da più prospettive: quella dello studio dell’istituzione militare, quella dell’organizzazione delle “forze vive della nazione” e della loro canalizzazione nello sforzo bellico (o, in altre parole, della mobilitazione e della guerra totale), quella dell’intervento statale nella determinazione di una morale collettiva (dei soldati non meno che delle prostitute), quella della trasformazione delle pratiche amorose (o meglio sessuali) e della storia quotidiana o della vita privata, quella della costituzione e della trasformazione delle identità e dei rapporti di genere fra uomini e donne, quella della ricostruzione delle complesse motivazioni e delle scelte che indussero (talune) donne ad effettuare pratiche sessuali implicanti compenso.
Nel volume assai opportunamente messo in circolazione da un meritorio editore locale una volta esaurite le “celebrazioni” (?) dell’ottantesimo di Caporetto e Vittorio Veneto, sono compresenti tutte queste prospettive: prevale forse quella “istituzionale”, dell’organizzazione militare del “servizio meretricio”. Con la scrittura travolgente e briosa dell’a., sono ritratti qui all’opera le ossessioni sessuofobiche dei comandi cadorniani, il positivismo d’accatto dei “fossili viventi” della burocrazia militare, l’ineguaglianza (rispetto al trattamento più elegante sfociato nelle “case” riservate ai “signori ufficiali”) cui sono sottoposti, e persino nello sforzo meno dicibile e patriottico, i “fanti-contadini”, visti come “vinti” (e non solo di/a Caporetto).

Nicola Labanca