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Emilio Gentile, Mario Isnenghi, Giovanni Sabbatucci, Claudio Pavone, Valerio Castronovo, Marco Revelli, Vittorio Vido – Novecento italiano. Gli anni cruciali che hanno dato il volto all’Italia di oggi – 2008

Emilio Gentile, Mario Isnenghi, Giovanni Sabbatucci, Claudio Pavone, Valerio Castronovo, Marco Revelli, Vittorio Vido
Roma-Bari, Laterza, 246 pp., euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2008

Coronati da un successo senza precedenti, i cicli di lezioni ideati dall’editore Laterza e svoltisi dal 2006 all’Auditorium di Roma sono tra le esperienze più significative di una public history che negli ultimi anni, per la prima volta nel nostro paese, è riuscita a raggiungere il grande pubblico. Questo volume, che raccoglie le lezioni del 2007-8, si aggiunge ai files MP3 scaricabili da , permettendo di verificare sia l’impostazione generale del ciclo, sia il taglio e i modelli comunicativi prescelti dagli aa.Il «Novecento» trattato in queste nove lezioni non è breve né lungo: lo inizia infatti Gentile con il 1900 e lo conclude Diamanti nel 1992, con Tangentopoli, arrestandosi dunque alla crisi della «Prima Repubblica». In mezzo, altre sette date «cruciali»: 1915, la grande guerra (Isnenghi); 1924, il delitto Matteotti (Sabbatucci); 1943, l’8 settembre (Pavone); 1960, il miracolo economico (Castronovo); 1968, la grande contestazione (Revelli); 1978, il delitto Moro (Vidotto); 1986, il maxiprocesso alla mafia (Lupo).Non essendo esplicitati i criteri di tali scelte (curiosamente, tra l’altro, il volume è privo di curatori e non dice a chi siano dovute), si può al più supporre che siano stati privilegiati temi non solo di indubbio rilievo, ma ritenuti anche particolarmente appealing. Si sarebbe potuta proporre ugualmente un’immagine più innovativa del ‘900 italiano, tuttavia, senza perciò pregiudicare il successo dell’iniziativa: penso, per fare un solo esempio, alla storia delle donne, presenti con un ruolo da protagoniste soltanto nella lezione di Revelli. Né si può dire che le stagioni, i tornanti essenziali della storia italiana ci siano tutti. Balza infatti agli occhi il «buco» costituito dal fascismo, al quale accenna bensì Sabbatucci, ma ovviamente solo a proposito della fase aurorale della costruzione del regime. Inutile dire che un ‘900 italiano depurato dal fascismo, quasi che davvero si fosse trattato di un’invasione di hyksos, appare francamente improponibile. Quanto alle lezioni, nessuna di esse tradisce le attese sollevate dall’autorevolezza degli aa. Se il taglio divulgativo non va mai a scapito della complessità dei problemi, la loro impostazione non è peraltro omogenea, e ciò non solo in ragione della varietà dei temi affrontati. Mentre il ’68 di Revelli è molto più globale che italiano, ad esempio, per Castronovo il 1960 non è che il punto d’accesso a un fenomeno disteso nel tempo. Gentile parla a sua volta dell’intera belle époque, laddove altri oratori ? pur effettuando contestualizzazioni più o meno ampie ? si discostano meno dalla scelta dei promotori di procedere per date. Gentile e Isnenghi adottano infine un registro meno consueto di quello degli altri, che è al tempo stesso narrativo e storiografico, affrontando i loro temi a partire dal «vissuto», dall’«autocoscienza degli italiani». Il primo lo fa trasportando il pubblico nel clima fin de siècle dei contemporanei, il secondo dando la parola a cinque «letterati» del tempo per illustrare altrettanti modi di concepire la guerra.

Tommaso Detti