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Emma Fattorini – Pio XI, Hitler e Mussolini. La solitudine di un papa – 2007

Emma Fattorini
Torino, Einaudi, XXIX-252 pp., Euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2007

L’apertura dell’Archivio Segreto Vaticano per gli anni del pontificato di Pio XI ha permesso di approfondire la conoscenza di quegli anni e di chiarire alcuni aspetti di un pontificato giudicato fino ad ora più sulla base di alcuni stereotipi che sulla realtà dei fatti. Il libro della Fattorini, basato appunto sulla nuova documentazione recentemente messa a disposizione, fornisce inedite e suggestive interpretazioni sulla Chiesa nel tormentato periodo tra le due guerre mondiali.Non sono poche le novità interpretative che emergono. Innanzitutto l’atteggiamento di Pio XI di fronte al nazismo, un atteggiamento sempre più intransigente e disposto ad arrivare fino alla rottura, nonostante le perplessità e le resistenze di una parte della Curia, e soprattutto del segretario di Stato, Eugenio Pacelli. L’atteggiamento intransigente di Pio XI non nasceva certo da una sensibilità democratica, né era frutto di una estemporanea illuminazione, bensì era l’esito di una conversione interiore, che gli aveva fatto comprendere l’intrinseca perversità del nazismo. Il totalitarismo nazista appariva a Pio XI «la punta più avanzata della secolarizzazione» (p. XXIV) e quindi un reale pericolo per la Chiesa. Il nazismo era il nemico principale, perché si basava su di una ideologia nettamente contrapposta al cristianesimo, alle cui radici occorreva invece tornare per impedire il trionfo in Europa di un sostanziale paganesimo.Assolutamente inedito è poi l’atteggiamento di Pio XI di fronte alla politica comunista della «mano tesa», atteggiamento che dimostrava una disponibilità all’ascolto e una preoccupazione spirituale che furono invece interpretate dalla maggioranza dei collaboratori del papa quasi come una sconfessione dell’appena pubblicata enciclica Divini Redemptoris.Un altro motivo di interesse che emerge dalla documentazione presentata nel libro è la difesa degli ebrei, derivata dalla convinzione teologica della comune origine. Pio XI intendeva pubblicare una enciclica che, ancor più della Mit brennender Sorge, condannasse l’antisemitismo nazista. Si tratta della famosa enciclica che non vide mai la luce per la morte del pontefice e che il suo successore, Eugenio Pacelli, procurò di far scomparire, nella convinzione che con il nazismo fosse più opportuno trattare senza contrapporvisi frontalmente. L’introduzione delle leggi razziali in Italia aveva profondamente scosso l’anziano pontefice. Il 24 ottobre 1938, ricevendo il padre Tacchi Venturi, che gli riferiva dell’intransigenza del governo fascista circa la «questione razziale», Pio XI affermò di vergognarsi «come italiano», aggiungendo: «E lei padre lo dica pure a Mussolini. Io non come papa ma come italiano mi vergogno! […] Io parlerò, non avrò paura! Mi preme il Concordato, ma più mi preme la coscienza» (p. 184). Ma l’intransigenza di Pio XI non fu ripresa dal suo successore, che ritenne invece più opportuno seguire la strada della distensione col fascismo e col nazismo.

Alfredo Canavero