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Ending Terrorism in Italy

Anna Cento Bull, Philip Cooke
New York, Routledge, 237 pp., $ 140,00

Anno di pubblicazione: 2013

Ending Terrorism in Italy, New York, Routledge, 237 pp., $ 140,00
Da lungo tempo, nel mondo accademico anglosassone, le scienze politiche e sociali e la storiografia hanno dedicato importanti lavori d’interpretazione e di analisi al fenomeno terroristico nell’Italia degli anni ’70 e ’80. Il lavoro di Anna Cento Bull e Philip Cooke s’inserisce, dunque, in questa tradizione, apportando nuovi risultati alla ricerca scientifica.
Il libro viene scritto in un contesto particolare. Negli ultimi anni, infatti, si è verificato un significativo cambio di registro: la memoria delle vittime del terrorismo ha conquistato nuovi spazi nel dibattito pubblico, in seguito all’istituzione del giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi voluto dal Quirinale a partire dal 2007. Nel frattempo, la ricerca ha potuto avvalersi di nuove fonti: negli archivi di Stato si rendeva disponibile la consultazione delle carte di polizia, così come andava consolidandosi una rete di archivi e di centri di documentazione dedicati al conflitto politico e sociale degli anni ’70. Il lavoro di digitalizzazione delle fonti giudiziarie, inerenti i processi per strage e terrorismo, avviato per iniziativa dell’associazione dei familiari dei caduti della strage di Brescia e replicato dalle Commissioni parlamentari d’inchiesta e da alcune procure della Repubblica, ha reso accessibile poi una molteplicità di fonti, tra cui tante testimonianze di terroristi di destra e di sinistra.
Senza questa intelaiatura di fonti, la ricerca degli aa. non sarebbe stata possibile. Nel libro viene ricostruita una duplice dinamica: la scelta individuale e collettiva della violenza, restituita finalmente nella sua dimensione offensiva (anche dello stragismo) e i processi di abbandono della violenza che maturarono all’interno dei gruppi terroristici a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. Si tratta di un campo d’indagine poco esplorato in Italia, mentre il dibattito internazionale ha dedicato grande spazio a questo tema. In questa prospettiva, la ricerca condotta dagli aa. dimostra come il caso italiano abbia rappresentato, in realtà, un laboratorio di pratiche e di risposte all’emergenza terroristica poi replicatesi in altri contesti e in altre latitudini.
Attraverso il costante confronto con le scienze psicologiche, sociali e criminologiche, gli aa. delineano un quadro assai complesso: dal problema della legislazione antiterroristica al ruolo delle carceri speciali avuto nella radicalizzazione dei terroristi; dalle iniziative della Chiesa e di altri settori della società civile nel dialogo con gli appartenenti ai gruppi armati alle scelte della dissociazione o dell’irriducibilità compiute dai singoli. Il risultato più importante di questo lavoro di ricerca, dunque, può essere sintetizzato nel tentativo di ricostruire le reazioni e le scelte di un sistema democratico sotto l’attacco terroristico, così come le conseguenze nella gestione di quel conflitto accumulatesi nel tempo all’interno della società civile e del sistema politico.

Guido Panvini