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Ennio Corvaglia – Prima del meridionalismo. Tra cultura napoletana e istituzioni unitarie: Carlo de Cesare – 2001

Ennio Corvaglia
Napoli, Guida, pp. 358, euro 20,14

Anno di pubblicazione: 2001

Che il taglio biografico si presti a gettar luce sui nodi della politica trova conferma nella biografia di un intellettuale della provincia meridionale, Carlo de Cesare (1824-1882), prevalentemente oggetto di attenzione da parte degli storici dell’economia. Personalità invece molteplice e emblematica di vari percorsi, letterato, studioso di diritto, liberale, storico, economista, inserito tra gli ?attendibili? dopo il 1848, direttore delle Finanze nel breve governo costituzionale di Francesco II, dopo il 1860 moderato unitario, parlamentare e amministratore, dal 1876 senatore del regno, personificò le contraddizioni del momento in quanto ?fu antiborbonico e moderato, costituzionale e rivoluzionario, liberista ma fautore di uno Stato autorevole e interventista? (p. 18).
Questa molteplicità di vocazioni, riflessa nei capitoli del volume, può tuttavia apparire riduttiva rispetto alla ricchezza di sollecitazioni e connessioni socio-politiche e culturali che il testo offre, sì che alla fine non uno ma molti (da Manna a De Augustinis, a Pietro Calà Ulloa, Carlo Troya, Antonio Scialoja) sono i protagonisti di una vicenda biografica emblematica delle conflittualità insite nel ?meridionalismo?, nell’arco cronologico anni quaranta-1876. L’impegno politico di quanti si ritennero vittime, dopo quello borbonico, dell’oscurantismo dello Stato unitario, si riflette sul modo di coniugare i temi del liberalismo e della nazione, termini nella cultura napoletana non scindibili anche dopo il 1860; il patriottismo meridionale fu tuttavia incapace di una soluzione alternativa a quella realizzata, con conseguenti compromessi sul piano politico e amministrativo.
Attraverso de Cesare, che visse, come altri, l’esperienza unitaria alimentando dubbi e interrogativi, appare la deficienza della cultura e dei gruppi dirigenti a condurre la lotta politica in uno Stato moderno, ma anche un’immagine vivace e sofferta del moderatismo meridionale. Senza andare ?oltre il meridionalismo? (R. Lumley e J. Morris), Corvaglia ci prospetta infatti un ?prima? che non intende la ?diversità? del Mezzogiorno come costruzione a posteriori e si qualifica per l’analisi di pratiche di governo e modelli istituzionali trasportati nella vita nazionale, privi però del respiro originario.

Renata De Lorenzo