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Enrica Asquer – La rivoluzione candida. Storia della lavatrice in Italia (1945-1970) – 2007

Enrica Asquer
Roma, Carocci, 202 pp., Euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2007

La ricerca segue l’oggetto lavatrice dal momento della sua produzione, la fabbrica (la Zanussi e la Candy soprattutto), a quello del suo utilizzo nelle case delle famiglie italiane, passando per il mercato con le sue complesse strategie pubblicitarie e di marketing. Di conseguenza diverse sono le competenze messe in campo, dalla storia dell’impresa e del management, a quella sociale, della famiglia e di genere, per finire con quella dei media e dei loro linguaggi. La periodizzazione dal punto di vista della storia dei consumi e dell’impresa coglie bene la fase di formazione del mercato nazionale (1956-64) e di affermazione nel mercato internazionale del prodotto (1964-70), dal punto di vista della storia della famiglia condivide quelle letture che vedono nella congiuntura tra gli anni ’50 e gli anni ’70 il «trionfo di un’organizzazione famigliare fondata su una rigida separazione dei ruoli in base ai generi» (p. 66). All’interno di questo percorso l’a. fornisce una chiave di lettura unitaria e univoca legata al ruolo della famiglia e della donna, individuando come filo conduttore l’indagine sul peso assunto dalla diffusione di massa della lavatrice nelle dinamiche di genere e nella dialettica tra interni ed esterni domestici (p. 5). Snodo centrale di questo ragionamento è il passaggio dalla dimensione domestica esterna, aperta alla socialità, basata sul rito collettivo del far bucato nei lavatoi pubblici, a quella interna, confinata dentro l’abitazione privata, offerta dalla lavatrice.Il volume evidenzia come a fronte di un’oggettiva liberazione del tempo lavorativo domestico delle donne da spendere ipoteticamente nella partecipazione alla vita civile e lavorativa fuori dai vincoli famigliari, come auspicato per esempio dalla rivista dell’UDI «Noi Donne», si creò, invece, attraverso la stampa specializzata e la pubblicità lo stereotipo «di una modalità prevalentemente familistica d’utilizzazione delle risorse rese disponibili dalla lavatrice» (p. 144) e di una «modernità incentrata sul godimento privato dei beni di consumo e sulla celebrazione della famiglia felice e internalizzata» (p. 6). Le pagine dedicate a riviste come «Civiltà delle macchine», «Apparecchi elettrodomestici», «Annabella», e all’analisi della pubblicità televisiva della Candy, mostrano come la destinazione ultima del tempo liberato doveva essere messa al servizio della vita famigliare. Ma l’a. dimostra anche come la creazione di questo immaginario collettivo, basato sulla centralità della vocazione domestica delle donne e sulla costruzione della figura della casalinga a tempo pieno, trovava riscontro in un’Italia caratterizzata da un mercato del lavoro penalizzante del lavoro femminile, da politiche sociali deficitarie dei servizi alla famiglia che facevano ricadere sulle donne il peso della cura famigliare, e da uno sviluppo dei consumi di massa che spingeva verso l’innalzamento degli standard delle prestazioni domestiche. Attraverso la storia della lavatrice emergono così i caratteri ambigui della modernizzazione italiana dove la democratizzazione dei consumi si coniuga con la forte pressione esercitata dalla famiglia tradizionale.

Salvatore Adorno