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Enza Pelleriti – 1812-1848. La Sicilia fra due Costituzioni, con un’appendice di testi – 2000

Enza Pelleriti
Giuffrè, Milano

Anno di pubblicazione: 2000

La scuola messinese di storia del diritto e delle istituzioni, che fa capo ad Andrea Romano, ha promosso negli ultimi anni varie iniziative scientifiche ed editoriali sulla Sicilia dell’800, sempre di alto livello, e tanto più meritorie in quanto, a differenza di molta storiografia siciliana e sicilianista, hanno sempre prestato grande attenzione al contesto italiano ed europeo entro cui si collocano le vicende isolane e al dibattito storiografico che le concerne.
Il volume propone l’edizione critica di testi utili allo storico delle istituzioni e allo studioso di storia delle idee e del dibattito politico. In particolare, una versione della costituzione del 1812 rinvenuta nel Fondo Fitalia, annotata da Carlo Cottone, con piccole ma significative varianti rispetto alle versioni a stampa, che permettono di definire l’ordine dei lavori del Parlamento.
Obiettivo dichiarato del lavoro è proporre una riflessione congiunta sulle due esperienze costituzionali dell’800 siciliano. E infatti, insieme ad altri documenti collegati al primo periodo costituzionale, l’appendice riproduce anche il testo ufficiale dello statuto del ’48.
Nell’ampio saggio introduttivo l’autrice si sofferma in successione su quei due momenti, con un’accurata ricostruzione dei dibattiti parlamentari, sia quello che accompagnò nel 1812 la redazione della carta di modello inglese, sia quello del 1848 su come a’ tempi” il precedente statuto.
L’ottima conoscenza della vasta bibliografia e delle fonti relative a quelle due congiunture cruciali dell’800 siciliano è certamente un pregio non secondario del lavoro, ma ne fonda al tempo stesso il limite. Quelle due esperienze costituzionali, infatti, sono state al centro di un’attenzione costante che ha prodotto senza soluzione di continuità – dalla memorialistica coeva, alla pubblicistica sicilianista, alla storiografia risorgimentista – una messe documentaria e bibliografica imponente, ma cresciuta interamente su se stessa e dunque in larga misura autoreferenziale. Seguire troppo da presso il tracciato di quella tradizione di studi espone al rischio di riproporre angoli di lettura e strumenti concettuali fortemente datati.
Da tale rischio, qua e là incombente, sarebbe rimasta al riparo l’autrice se l’impianto del lavoro fosse stato più rispondente a quello promesso dal titolo: un discorso, cioè, su due esperienze costituzionali collegate tra loro non da una buia parentesi trentennale, ma da un periodo non solo di ricambio generazionale e di rinnovamento culturale, ma anche di profonde trasformazioni istituzionali del cui rilievo la tradizione storiografica isolana ha dato ben poco conto.

Alfio Signorelli