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Ernesto Galli della Loggia – Venti anni di impazienza. Interventi 1976-1997 – 2001

Ernesto Galli della Loggia
Firenze, Libera Libri, pp. 424, euro 21,69

Anno di pubblicazione: 2001

Questo volume raccoglie articoli e interventi dell’autore negli anni che corrono fra il 1976 e il 1997. Non mancano certo i temi storici ? si vedano ad esempio le pagine che l’autore dedica alla polemica sul revisionismo ? ma gli interventi raccolti sono soprattutto il documento di una evoluzione di pensiero complessa e tormentata: il libro è cioè un documento per la storia di una generazione, come ben mette in evidenza la bella e onesta Introduzione che, sotto il titolo Un lungo viaggio attraverso la democrazia, apre il volume. Il viaggio di Ernesto Galli della Loggia è, naturalmente il ?suo? viaggio, segnato dai tratti di una forte personalità, che assume tuttavia un carattere emblematico.
Un viaggio ha naturalmente un punto di partenza e uno di arrivo. Il punto di partenza è per Galli della Loggia scontato: ?Non sono più di sinistra ? egli scrive ?. Ma lo sono stato con la sicura tranquillità di ciò che appare ovvio?. Ma cosa significava e cosa significa essere di sinistra? È scontato per lui che essere di sinistra significasse, allora, se non essere comunisti, quanto meno non essere anticomunisti e che il non esser anticomunisti fosse incluso nell’essere antifascisti. La sua evoluzione, mi sembra, ha inizio dal suo sradicarsi polemicamente da quella condizione di fatto.
Era, la sua, una condizione di fatto, condivisa indubbiamente da molti giovani intellettuali della sua generazione; ma non una condizione comune a tutta la cultura e alla politica italiana. Il discorso si fa troppo lungo per una breve segnalazione: voglio dire in sostanza che è sempre esistita in Italia una tradizione culturale democratica, di matrice laica e cattolica, tradottasi in una iniziativa politica riformatrice, di sinistra (se al termine si dà il suo significato più ampio e comprensivo) che al comunismo e alla sua affermazione si è opposta coerentemente, pur restando attenta alla realtà sociale che il comunismo italiano rappresentava. Tale era, per fare un esempio, la posizione del Mulino.
Ma questa presenza, non vista dall’autore negli anni della sua giovinezza, non è poi così lontana dal suo punto di approdo. Di fatto Galli della Loggia approda ad un liberalismo aperto e problematico: è convinto che ogni potere debba essere limitato, che esista un legame storico fra libertà politica e mercato, ma non condivide una avversione di principio ad ogni forma di statalismo o ad ogni vincolo posto all’autonomia del soggetto; approda al riconoscimento che nel ?retaggio giudaico cristiano? sta la ?base di tutto quanto ciò che pensiamo e crediamo a cominciare dall’idea di individuo e di libertà?.
Felice approdo che giustifica l’impazienza per l’arrivo, ma non la polemica, frequente nei suoi scritti, verso chi su quelle posizioni era già al momento in cui egli ha iniziato il suo viaggio (anche se poi gli itinerari si sono distinti). Un libro dunque che è un documento di rilievo per una storia degli intellettuali italiani, ancora da scrivere, non tutta centrata, in positivo o negativo, sulla presenza comunista.

Pietro Scoppola