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Ernesto Sestan – L’età contemporanea, a cura di R. Vivarelli, Firenze, Le Lettere ( E. Sestan – 1999

Ernesto Sestan
IV ), Scritti vari

Anno di pubblicazione: 1999

Attorno all’opera di Ernesto Sestan (1898-1986) il lavoro di documentazione e di indagine è stato piuttosto intenso in questi anni: convegni di ricerca, edizione delle Memorie, raccolta degli scritti. Nella serie degli Scritti vari appare il quarto volume, curato da R. Vivarelli, che comprende quindici saggi. Salvo un breve scritto sull’irredentismo, del 1929, si tratta di studi pubblicati fra il 1947 ed il 1981, e dedicati alla formazione ed all’esperienza culturale e politica di C. Cattaneo, a personaggi moderati e democratici della Toscana risorgimentale – P. Cironi, G. Giusti, F.D. Guerrazzi – ad alcuni aspetti della biografia intellettuale e morale mazziniana, ed al problema politico e costituzionale delle nazionalità nell’Impero asburgico, visto, sul versante italiano, attraverso un bel ritratto di C. Battisti, ed esaminato, dal lato imperiale, in tre articoli riservati ai temi dell’organizzazione politico-amministrativa, delle autonomie e delle nazionalità nei territori asburgici. Vivarelli, nella sua densa Introduzione, oltre a mettere in evidenza alcuni tratti caratteristici della figura di Sestan storico – la larghezza d’informazione e la distanza da chiusure specialistiche, il toccare con acutezza varie questioni di metodo -, individua un piano specifico sul quale è possibile riesaminare unitariamente alcuni elementi generali presenti nella sparsa produzione contemporaneistica di Sestan. Considerando che per Sestan, come per molti storici della sua generazione, l’età contemporanea era stata contraddistinta dall’”emergere del moderno sentimento nazionale” (p. X), alcuni degli interrogativi che muovevano le ricerche di Sestan sull’Ottocento vanno ricondotti a questa dimensione problematica, ben esemplificata in questo volume. Da una parte, dunque, sta la mancata trasformazione dell’Impero, e della duplice monarchia, in una federazione ristrutturata su basi linguistico-nazionali, e con istituzioni liberali; dall’altra un processo di emancipazione politica e nazionale effettivamente concluso solo nel 1918, ferma restando per Sestan, ancora nel 1981, “la validità ideale, politica, storica dell’irredentismo” (p. 410). Il giudizio prequarantottesco di Cattaneo sul governo austriaco (p. 221) non poteva essere la base di una solida prospettiva politica; ed il socialismo di Battisti doveva lasciar spazio alla sua “battaglia nazionale” (p. 283).
Dalle pagine di Sestan emergono vari altri spunti analitici: si pensi, ad esempio, all’opportuna insistenza, nei vari quadri biografici compresi nel volume, sul motivo religioso, dato caratterizzante, nella sua accezione più larga, di tanti profili culturali ed etici nell’Italia ottocentesca. Del resto, nel quadro attuale della ricerca, segnato – così almeno a me pare – da una crescente disattenzione per le tradizioni storiografiche, anche recenti, in rapporto alle quali pure si dovrebbe collocare il lavoro che si viene compiendo, c’è il rischio fondato che a simili, interessanti raccolte di testi si riconosca un valore solo bibliografico.

Mauro Moretti