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Eugenio Capozzi – L’alternativa atlantica. I modelli costituzionali anglosassoni nella cultura italiana del secondo dopoguerra – 2003

Eugenio Capozzi
Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, pp. 294, euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2003

Dopo avere curato lo scorso anno, per lo stesso editore, il volume Le costituzioni anglosassoni e l’Europa. Riflessi e dibattito tra ?800 e ?900, Capozzi presenta, sempre intorno alla questione dell’influenza e del riferimento a modelli e cultura costituzionale inglese ed americana, la riflessione e il contributo di cinque studiosi e protagonisti del dibattito politico-culturale italiano: Vittorio De Caprariis e Nicola Matteucci, Guido Fassò, Giuseppe Maranini, Bruno Leoni.
Questi quattro capitoli analitici sono preceduti da una attenta ed informata riflessione sintetica su Il dibattito sugli ordinamenti costituzionali anglosassoni in Italia tra anni Quaranta e Sessanta. Ne emerge un paradigma ?realistico?, che falsifica per molti aspetti la dommatica della centralità del sistema elettorale, per sottolineare piuttosto il ruolo del partito (delle ?macchine?), che in entrambe le democrazie anglosassoni si trova in relazione di investitura e di dipendenza rispettivamente nei confronti del presidente della Repubblica e del primo ministro. Senza tralasciare il ruolo essenziale di ?autorità di garanzia?, rispettivamente la Corte suprema e il monarca. Per cui, come è detto a proposito di Luigi Einaudi, emerge ?la fedeltà agli ordinamenti britannici [o statunitensi] e il rifiuto della loro ?importazione’ ? (p. 51).
Il dibatto costituente insomma è percorso da una strutturale attenzione al costituzionalismo anglosassone, che si conclude (ed Einaudi ben esprime questa posizione) non ?ad auspicare una riproduzione dei suoi istituti, ma al contrario a sconsigliarla, perché l’evoluzione autonoma delle istituzioni italiane avrebbe condotto ad analoghi risultati, e l’inserimento negli ordinamenti di istituti che non corrispondessero al loro grado di maturazione avrebbe sortito soltanto effetti negativi? (p. 69). Una vaccinazione contro l’enfasi modellistica che sarebbe utile meditare anche oggi.
Siamo così alla seconda parte del volume, che presenta il profilo di diversi studiosi, accomunati, sia pure a partire da tracciati intellettuali diversi, dall’attenzione alle istituzioni politiche e giuridiche anglosassoni, giudicate un riferimento imprescindibile per la ?modernizzazione e sprovincializzazione? del paese.
Si stabiliscono così profondi legami di partnership, nel quadro del Cold War Liberalism, che, pur nella chiara contrapposizione al comunismo sovietico, esaltava dell’alleanza occidentale ?una profonda comunanza di civiltà e di radici culturali e spirituali? (p. 85), puntando a recuperare alla causa occidentale proprio quegli ?intellettuali liberal-progressisti e della sinistra non comunista?, altrimenti pericolosamente esposti, come si vide in occasione del dibattito sulla riforma elettorale del 1953, alle seduzioni neutraliste o del fellow traveling.

Francesco Bonini