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Fabiana Loparco – I bambini e la guerra. Il «Corriere dei Piccoli» e il primo conflitto mondiale (1915-1918) – 2011

Fabiana Loparco
Firenze, Nerbini, 204 pp., Euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2011

Primo numero di «Nerbiniana», neonata collana di Nerbini dedicata alla stampa periodica per l’infanzia e per la gioventù, il volume si apre con un’introduzione del suo direttore, Juri Meda, preziosa per vari motivi: per la presenza di un esaustivo consuntivo della produzione storiografica sul genere; per la definizione del campo d’indagine, la cui articolazione è quanto mai ampia e complessa; per le riflessioni svolte, al cospetto di un filone di studi ingiustamente negletto dalla comunità scientifica italiana, in merito alle categorie interpretative, alle impostazioni metodologiche, alle fonti e alle prospettive più feconde. Nella convinzione, condivisa dall’a. del volume, che i prodotti culturali destinati ai bambini siano indicatori significativi di fenomeni di più ampia portata, nelle loro implicazioni sociali, politiche, morali, e che le modalità e i modelli sperimentati finiscano, in un gioco di contaminazioni, per condizionare le logiche propagandistiche destinate agli adulti.È qui il caso del supplemento domenicale illustrato del «Corriere della Sera», il cosiddetto «Corrierino», negli anni della Grande guerra: quando, dopo le prove più incerte e maldestre in occasione dell’impresa libica, il giornalino indossa la divisa militare, parlando a ideali «soldati nello spirito, utili e prodi», simbolo della compattezza del fronte interno e depositari del futuro radioso della nazione. L’amore per la patria, la volontà di vittoria, le virtù dell’eroismo e dell’obbedienza, la necessità dell’ordine e della disciplina sono i pilastri del messaggio rivolto ai piccoli lettori, e trasmesso dai personaggi disegnati da Attilio Mussino, Antonio Rubino, Gustavo Rosso, Mario Mossa de Murtas: dall’audace sognatore Schizzo, simbolo dell’interventismo, all’altruista TofolettoPanciavuota, incarnazione dello spirito di sacrificio e dell’indomita volontà della «grande proletaria», dal furbo monello Italino, acceso irredentista, alla ingegnosa Didì, mentre le vicende di Luca Takko e Gianni, così come la saga dell’Epistolario a Franz Joseph, sono intrise di beffarda irriverenza e di disprezzo nei confronti del nemico. Poesie, fiabe, canzoni, articoli, rubriche, racconti, oltre alle avventure narrate nelle strisce, raccontano la guerra, la giustificano e la legittimano, ma ne attenuano l’impatto drammatico e cruento, cercando di esorcizzare la paura e lo sconforto, o rifugiandosi in una dimensione irreale e fantastica nei momenti più difficili del conflitto, in particolare nella congiuntura di Caporetto. Intenti di vigorosa mobilitazione patriottica ed esigenze di loisir, inoltre, si intrecciano in una combinazione efficace; e altrettanto efficaci sono le soluzioni iconografiche studiate per le vignette – sfondi, primi piani, caricature, tratti, colori – sempre funzionali alla sostanza comunicativa.Il volume è convincente nella sua impalcatura analitica e argomentativa, e si presenta in una veste editoriale molto gradevole; manca solo un apparato iconografico: ma sarebbe davvero chiedere troppo.

Irene Piazzoni