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Fabio Casini – L’opposizione tedesca al nazismo e la politica inglese dell’absolute silence – 2002

Fabio Casini
Milano, Giuffrè, pp. XIV-370, euro 28,00

Anno di pubblicazione: 2002

Il libro è francamente deludente rispetto al titolo; dopo una ricostruzione ampia, ma non priva di errori, come vedremo, sull’evoluzione dell’opposizione al nazismo, l’autore analizza le reazioni della diplomazia britannica ai tentativi da parte di esponenti di questi gruppi resistenziali, di trovare a Londra una sponda politica e mette in evidenza come da parte britannica si sia reagito con un deciso rifiuto a dialogare, appunto quel ?silenzio assoluto? di cui si parla nel titolo. Il libro sembrerebbe perciò un compendio su quel complesso fenomeno che è stata la resistenza al nazismo. Esso presenta, tuttavia, manchevolezze anche da questo punto di vista. L’autore non conosce il tedesco e cita perciò soltanto la letteratura disponibile in inglese, francese ed italiano. Ciò limita la sua capacità di afferrare il problema, visto che soprattutto negli ultimi anni vi sono stati da parte di studiosi tedeschi studi nuovi. Di nuovo l’autore apporta soltanto poche pagine dedicate ad analizzare i testi delle principali trasmissioni dedicate dalla BBC a commentare le vicende tedesche, e soprattutto il fallito attentato del 20 luglio 1944; materiali reperiti presso gli archivi della BBC.
Non solo i riferimenti storiografici sono limitati e datati; la visione proposta della resistenza è francamente sui generis ? a mio avviso errata. Casini ci presenta una società tedesca fatta tutta di resistenti: dai vertici delle forze armate a settori dei poteri economici, alle chiese. Così, uno dei principali complici del nazionalsocialismo nella sua fase ascendente e responsabile fino al 1938 della sua politica economica come Hjalmar Schacht, viene dipinto come fulgido esempio di resistenza: ?Egli fu sempre consapevole di operare in un regime ingiusto e violento? (p. 60). Francamente, poi, mi pare assurdo che lo stesso Himmler venga in qualche modo tirato dentro nel vasto corpo della resistenza, in quanto tentò di trattare una pace separata con gli Alleati. Par quasi che il paese fosse pieno di resistenti, che organizzavano ?convegni? così come se ci si trovasse in un sistema democratico. Egli non coglie, e non fa cogliere al lettore, quanto sia stato difficile il formarsi di una resistenza, superando lealtà e remore d’ogni tipo; né ci dà la corretta visione di un sistema repressivo, di fronte al quale qualsiasi tentativo di resistenza doveva muoversi con estrema cautela.
Non meno lacunosa è la parte inglese del lavoro, dove Casini ricorre qua e là a documenti d’archivio, ma senza mai approfondire. Per fare due soli esempi: sulla discussa questione della genesi del patto Molotov-Ribbentrop (pp. 128 e ss.) sulla fuga di Hess (pp. 176 e ss.) prende rapidamente posizione per una tesi senza discuterla in profondità e senza dimostrare di conoscere la ricca e recente letteratura sull’argomento (non solo libri in tedesco; basterebbe aver visto il libro di Silvio Pons, in italiano!).
Nel tentativo (lodevole) di mettere tutto dentro la sua ricostruzione (dalla crisi per la Cecoslovacchia, al ruolo del Papato, ai rapporti fra regime e Forze Armate, ai rapporti diplomatici fra i tre Alleati, ecc?) l’autore perde di vista quello che avrebbe dovuto essere il suo tema e non lo approfondisce mai in modo adeguato.

Gustavo Corni