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Fabio Pruneri – Oltre l’alfabeto. L’istruzione popolare dall’Unità d’Italia all’età giolittiana: il caso di Brescia – 2006

Fabio Pruneri
Milano, Vita e Pensiero, 316 pp., euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2006

Il libro si presenta come un contributo esemplare per la ricostruzione della storia sociale dell’istruzione nell’Italia postunitaria. L’autore, professore di Storia dell’educazione presso l’Università di Sassari, ha pubblicato altri interessanti approfondimenti su analoghe dinamiche storiche: La politica scolastica del Partito Comunista Italiano dalle origini al 1955 (Brescia, 1999) e Il cerchio e l’ellisse. Centralismo e autonomia nella storia della scuola dal XIX al XX secolo (a cura di, Roma, 2005). La trattazione si articola in quattro capitoli, relativi alla transizione dal Lombardo-Veneto al Regno d’Italia, con l’analisi della sostituzione del sistema regolato dalla legge Casati a quello austriaco; a Maestri, alunni e programmi dall’Unità agli anni Ottanta dell’800; ai progressi dell’istruzione sino alla metà dei successivi anni Novanta, in un contesto di acceso scontro tra laici e cattolici; ai cambiamenti tra i due secoli, mentre si verificava una «progressiva avocazione di competenze dai comuni allo Stato» (p. 255). Il testo è arricchito dalla presenza di numerose tabelle, che danno concretezza statistica alle questioni affrontate, si tratti di stipendi degli insegnanti, andamento degli iscritti, ubicazione delle scuole, etc. L’autore si inserisce esplicitamente nel filone delle «ricerche sulla geografia italiana dell’istruzione » (p. 15) e ricostruisce, in rapporto con il quadro legislativo e politico-parlamentare già abbastanza definito della storia della scuola italiana, i percorsi dell’istruzione popolare nella città di Brescia, con specifico riferimento sia all’evoluzione della didattica dei maestri in rapporto alla cultura accademica e nella sua concreta pratica, sia alla cultura politica della scuola come risulta dall’intreccio tra le norme e i regolamenti emanati dalle autorità cittadine bresciane e le leggi e disposizioni nazionali. La storia della scuola a Brescia si dipana come «storia differenziale che misura lo scarto tra l’evoluzione generale e l’evoluzione particolare della comunità locale» (p. 19). Infatti, nel quadro del centralismo imperante, c’era in realtà spazio per la difesa attiva di ambiti di autonomia a livello locale, che vennero utilizzati con consapevolezza dell’importanza dell’istruzione ai fini della crescita della comunità amministrata. Non a caso a Brescia, già alla fine del XIX secolo, il tasso di alfabetizzazione era superiore al 90 per cento, un risultato che in altre parti d’Italia si sarebbe conseguito parecchio tempo dopo. La ricostruzione è frutto di una scrupolosa ricerca e disanima di numerosi e variegati documenti inediti, reperiti in massima parte nell’Archivio del Comune di Brescia, come relazioni ufficiali dei maestri, verbali degli ispettori e delle sedute del Consiglio comunale e del Consiglio provinciale scolastico. Alla conclusione dell’itinerario alle origini del «carisma pedagogico» di Brescia, emerge con tutta evidenza come maestri, pedagogisti, amministratori pubblici, vedessero nella scuola, oltre l’alfabeto, un’opportunità insostituibile di promozione per le persone, per la città, per la patria.

Giuseppe Baldacci