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Fabio Targhetta – La capitale dell’impero di carta. Editori per la scuola a Torino nella prima metà del Novecento – 2007

Fabio Targhetta
Torino, SEI, XIV-274 pp., Euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2007

La ricerca di Fabio Targhetta è una ulteriore conferma del mutamento di prospettiva degli storici della pedagogia e dell’educazione che in questi ultimi anni, come evidenziano gli studi coordinati da Giorgio Chiosso a cominciare dall’imponente repertorio TESEO. Tipografi e editori scolastico-educativi dell’Ottocento, hanno meritoriamente rivolto la loro attenzione ad un’attenta ricostruzione delle problematiche connesse con l’editoria scolastica e i libri di testo per le scuole tra ‘800 e ‘900 in Italia.In questo quadro, Targhetta prende in esame la realtà di Torino dove, nella seconda metà del secolo XIX, nascono e si sviluppano alcune tra le più importanti case editrici scolastiche – Paravia, SEI, Lattes, Loescher – che fanno dell’antica città sabauda la capitale della produzione di libri e materiali per la scuola dall’unificazione alla seconda guerra mondiale. Come risulta infatti da una indagine promossa dalla Federazione fascista degli industriali editori relativa ai testi adottati dagli istituti scolastici nel 1941-42, «i torinesi erano capaci di provvedere al 40% dell’intero mercato scolastico, mentre Milano e Firenze, rispettivamente con il 20% e il 10%, non riuscivano neppure unendo le forze ad avvicinare la presenza subalpina» (p. IX).Sulla base di una accurata indagine condotta soprattutto presso le istituzioni archivistiche, dato che purtroppo la gran parte degli archivi degli editori sono stati danneggiati dai bombardamenti dell’ultima guerra, e dello spoglio delle riviste specializzate come il «Giornale della Libreria», Targhetta ricostruisce attentamente le strategie editoriali per la conquista del nuovo mercato per la scuola, i rapporti con il mondo della finanza per garantirsi uno stabile accesso al credito e soprattutto i legami con gli ambienti ministeriali che assicurano le adozioni dei libri di testo.In questa ricostruzione emergono alcune tappe significative, in primo luogo la riforma Gentile del 1923 che se penalizza Paravia rendendo necessario un rinnovamento radicale del catalogo, viene al contrario vista come un’opportunità dalla SEI, casa editrice cattolica nata nell’alveo delle iniziative salesiane, che ne approfitta per una espansione nel settore delle scuole private e del libro di religione; o ancora, la nascita del libro unico di stato per le scuole elementari, che costringe le imprese a penalizzanti riconversioni.Condivisibile appare anche il giudizio sul comportamento delle case editrici durante il fascismo. Al di là di facili semplificazioni su pressioni e censure da parte del PNF, Targhetta fa notare come sin dai primi anni vi fu dalla gran parte delle imprese editoriali, in particolare Paravia SEI e Utet, un progressivo allineamento alle posizioni del regime, che approdò nella seconda metà degli anni ’30 ad una sorta di «autobonifica», con la eliminazione sia di autori contrari al regime che di scrittori ebrei. Paga invece un prezzo pesante la casa editrice fondata da Simone Lattes che, per effetto delle leggi razziali, è costretta a rivedere gran parte del suo catalogo e ad assumere nel 1939 una nuova denominazione.

Maria Iolanda Palazzolo