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Fascism in Italian Cinema since 1945

Giacomo Lichtner
Basingstoke, Palgrave Macmillan, 280 pp., £ 58,00

Anno di pubblicazione: 2013

Strutturato in cinque sezioni (Revisionismo, Resistenza, Ricostruzione, Rivoluzione, Ricorrenze), il libro è uno studio della rappresentazione del fascismo nel cinema italiano dall’immediato dopoguerra a oggi. Il volume non è, e non si propone di essere, uno studio esaustivo quale ad esempio Maurizio Zinni, Fascisti di celluloide (Marsilio, 2010), ma una disamina delle principali costanti nella rappresentazione del fascismo nel cinema italiano. In estrema sintesi, queste sono: gli italiani come brava gente e i fascisti come arroganti ma tutto sommato innocui (p. 13). Come i lettori noteranno, non si tratta di interpretazioni che rimettono in discussione paradigmi interpretativi ormai consolidati; va detto però che il libro si rivolge primariamente a un pubblico diverso da quello italiano.
Il volume è scorrevole, pieno di spunti e analisi interessanti dei film e del loro significato storico. In particolare, i capitoli 4 e 6 sui film di Luigi Zampa e sul film di Luciano Salce Il federale, e il forte appello a fare i conti con l’eredità del colonialismo e delle guerre di aggressione fascista del capitolo 10 offrono diverse pagine felici. Non mancano però alcune lacune. Queste sono dovute in primo luogo al fatto che la bibliografia è relativamente selettiva. Stupisce ad esempio il fatto che Porzûs, Il cuore nel pozzo e Il sangue dei vinti vengano definiti come lavori che «hanno ricevuto poca o nulla attenzione dagli studiosi» (p. 24), quando sono stati rispettivamente discussi, tra gli altri, da Philip E. Cooke, The Legacy of the Italian Resistance (Palgrave Macmillan, 2011), Milly Buonanno, Italian Tv Drama and Beyond (Intellect, 2012), e Giuseppe Ghigi, La memoria inquieta (Cafoscarina, 2009). Allo stesso modo sorprende l’affermazione secondo cui Mediterraneo, con la sola eccezione di Millicent Marcus, sia stato «largamente ignorato nei dibattiti accademici» (p. 196), quando invece è stato analizzato sotto diversi punti di vista incluso quello presentato in questo volume, ad esempio da Saverio Giovacchini, Soccer with the Dead: Mediterraneo, the Legacy of Neorealismo, and the Myth of “Italiani Brava Gente”, in Michael Paris (a cura di), Repicturing the Second World War (Palgrave Macmillan, 2007), pp. 55-69.
Inoltre, non è sempre chiaro l’approccio metodologico. A volte, all’analisi testuale dei film si aggiunge un lavoro su fonti archivistiche che aggiunge un utile livello di complessità all’analisi storica. Altre volte questo livello manca completamente (cap. 7). In questi ultimi casi, ciò che rimane al lettore è l’analisi dei film proposta dall’a. e il suo giudizio su di essi. Alcuni di essi avrebbero tratto beneficio da una più attenta contestualizzazione: ad esempio l’a., secondo cui Il portiere di notte «fallisce clamorosamente» nella sua agenda marxista e femminista (p. 143), avrebbe potuto rendere conto del fatto che il film della Cavani suscitò un intenso e duraturo dibattito negli ambienti femministi internazionali.
Al di là di queste carenze, il libro si pone come un ulteriore utile tassello nel dibattito sul posto occupato del fascismo all’interno della memoria pubblica italiana.

Emiliano Perra