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Federica Missere Fontana – La Biblioteca dell’Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti (Secoli XVIII-XX). Contributo alla storia della bibliofilia modenese – 2002

Federica Missere Fontana
Firenze, Leo S. Olschki, pp. 216, euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2002

Il lavoro si articola in due parti, la prima delle quali traccia la storia della biblioteca dell’Accademia entro il quadro delle vicende che hanno interessato l’istituto modenese, a partire dalla sua nascita, avvenuta intorno al 1680, con il titolo di ?Accademia dei Dissonanti?, fino alle ultime manifestazioni svoltesi alla fine del secolo appena concluso, mentre la seconda, denominata un po’ riduttivamente Appendici bibliografiche, contiene principalmente i cataloghi dei tre principali fondi storici della biblioteca: quelli provenienti dal Monastero di San Pietro, dal Convento di San Domenico e dal Convento di San Barnaba.
La storia dell’Accademia, che nel periodo della Restaurazione assume la denominazione di Reale Accademia Modenese di Scienze Lettere ed Arti, sostanzialmente mantenuta anche in periodo post-unitario, salvo la perdita del titolo ?Regia? nel 1946 e l’acquisizione della denominazione di ?Nazionale? alla fine degli anni Cinquanta, non appare dominata da eventi di particolare rilievo culturale e la sua narrazione, a parte l’indicazione della varie sedi occupate dalla sua fondazione ad oggi, è fitta di richiami biografici a personaggi che solo in rari casi (come in quello di Girolamo Tiraboschi) possiedono statura culturale che superi i confini provinciali.
Per quanto riguarda la storia specifica della biblioteca, il momento di maggior rilievo è segnato dall’acquisizione a partire dal 1817 di importanti fondi librari e documentari costituiti in epoca napoleonica, come quelli già appartenenti alla Società Agraria e alla Società di Arti Meccaniche del Dipartimento del Panaro.
Ma l’acquisizione più importante di questo periodo è certamente costituita da quella, avvenuta nel 1816, di buona parte dei volumi dell’Accademia Atestina di Belle Arti, nella quale erano confluiti a seguito delle soppressioni napoleoniche diversi fondi di provenienza ecclesiastica, tra i quali quelli dei tre istituti religiosi i cui cataloghi, per la parte relativa al materiale a stampa, sono riportati nell’opera in esame.
Per il resto, le vicende della biblioteca dell’Accademia restano chiuse in un mondo di ben scarso respiro: gli incrementi saranno dovuti soprattutto a scambi, in qualche fase, come nei primi anni dell’Unità piuttosto consistenti nel settore dei periodici, a devoluzioni volontarie da parte dei soci e a diverse donazioni private, mentre resterà assente ogni politica degli acquisti basata su finanziamenti pubblici, che solo in tempi recenti faranno la loro comparsa mediante interventi piuttosto sporadici da parte della Regione.
La catalogazione riportata in Appendice dei tre citati fondi ecclesiastici costituisce probabilmente la parte di maggiore interesse di quest’opera. Va osservato che, a parte qualche intestazione che non può non sconcertare sul piano catalografico (si veda, per fare un solo esempio, l’edizione livornese dell’Encyclopédie intestata a: Diderot, Denis), la sola indicizzazione per autore delle opere catalogate non consente, di per sé, di cogliere immediatamente la fisionomia delle tre raccolte e il significato dell’insieme sul terreno bibliografico.

Paolo Traniello