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Federica Oppioli – La ?contrattazione? del combattente. Lettere di soldati savignanesi dal fronte della Grande guerra (1915-1918), saggio introduttivo di Dino Mengozzi – 2005

Federica Oppioli
Imola (Bo), Editrice La Mandragora, pp. 334, euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2005

Il campione documentario preso in esame dall’autrice è costituito da 273 tra lettere ? ben 228 ? e cartoline scritte durante la Grande guerra da soldati e cittadini, prevalentemente di Savignano sul Rubicone in provincia di Forlì, e conservate in un corpus unico presso l’Accademia Rubiconia dei Filopatridi. Si tratta di istanze in parte stereotipate ed essenziali, in parte originali e particolareggiate, che rappresentano ? pur nel limite dato dall’eterogeneità del campione ? un esempio molto significativo di scrittura di guerra.
Il destinatario della maggior parte delle missive è il notabile savignanese Ulisse Topi, già amministratore dalle molteplici cariche e funzioni e, nel dopoguerra, organizzatore a livello locale di una messa a regime della memoria del conflitto. Ma quel che più conta è che il Topi è il riconosciuto interlocutore e mediatore delle esigenze dei combattenti o dei loro famigliari. Il termine ?contrattazione? forse non sarà dei più belli, ma restituisce in maniera efficace il tipo di rapporto che s’instaura tra mittente e destinatario che, per sua natura, parte da piani diversi. I bisogni entrano in una dinamica di scambio, rafforzando le tradizionali strutture della clientela. Si scrive per essere favoriti nell’ottenere un trasferimento, una licenza, un esonero o anche semplicemente un sussidio, in una parola una ?raccomandazione?. Si tratta di un meccanismo che paradossalmente ? come sottolinea Dino Mengozzi nel saggio introduttivo ? è costitutivo di una ?comunità solidale?, che lega e che interessa più soggetti, non solamente chi chiede e chi concede o si fa interprete di assecondare un’istanza. Rispetto alle domande il ruolo di mediazione assunto dal Topi e dal locale deputato Giuseppe Guidi Di Bagno viene percepito dai mittenti come indispensabile, anche perché spesso esiste un’amicizia personale che permette di abbattere la barriera della deferenza. Si aggiunga che chi scrive non appartiene solitamente alle classi subalterne e quindi ha un rapporto meno episodico con la scrittura.
Se le richieste possono essere più o meno fondate e comunque legate a questioni individuali o famigliari, da queste istanze emerge solo a tratti la quotidianità del soldato o la sua sofferenza al fronte. ?La guerra attraverso le lettere? è semplicemente, in questo caso, una guerra di eroismi e di patriottismo, elementi tratti dalla retorica del conflitto. Bisogna quindi osservare che oltre alla soggettività, ci sono vari elementi che contribuiscono a rendere l’epistolografia di guerra una fonte poco attendibile, quasi infida, per una ricostruzione della vicenda complessiva del conflitto, a cominciare dall’autocensura preventiva che chi scrive s’impone per sfuggire alla censura, quella vera, oppure per non far preoccupare i propri cari o interlocutori. Nel caso studiato da Oppioli bisogna aggiungere che lo scopo palese o implicito della maggior parte delle istanze è quello di trarre un beneficio personale e dunque tale fonte va utilizzata con ancora maggiore cautela, fatto di cui l’autrice, nella sua ampia introduzione, è peraltro pienamente consapevole.

Daniele Ceschin