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Federico Lucarini – Governare il Municipio. Poteri locali e dinamiche istituzionali a Prato da Depretis a Giolitti (1880-1901) – 2004

Federico Lucarini
Macerata, Quodlibet, pp. 319, euro 30,00

Anno di pubblicazione: 2004

Lucarini ha preso un caso di studio, Prato, negli ultimi venti anni dell’800: un periodo difficile, caratterizzato dal tentativo crispino di consolidare la costruzione nazionale fornendo da un lato più ampi strumenti allo Stato e dall’altro animando l’evoluzione democratica delle tante periferie. Un passo in avanti rispetto alle consorterie postunitarie, che però ha in sé una contraddizione che avrebbe causato la crisi del sistema esistente senza indicare una via d’uscita credibile. I notabilati vengono infatti messi in crisi dagli effetti delle riforme amministrative di Crispi, mancando l’obiettivo di allargare la propria base sociale e dotarsi di nuovi strumenti organizzativi che permettessero di affrontare le sfide di fine secolo. La crisi si avviterà su se stessa fino a sfociare nel ’98 e nei vani tentativi di trovare uno sbocco moderato, prima della svolta giolittiana.
Calandosi appieno nel dibattito storiografico esistente a livello nazionale, Lucarini aggiunge un importante tassello alla ricostruzione del quadro complessivo. Grazie ad un’attenta analisi condotta sulla scorta di un apparato documentario di tutto rispetto, viene ricostruita la composizione della classe dirigente locale moderata, gli strumenti di gestione del potere, ma anche il suo sfaldarsi come riflesso dell’incapacità di adattarsi ai tempi nuovi. Lo sbocco sarà, anche a Prato, un’esperienza di blocco popolare, costituito da repubblicani, radicali e socialisti, sulla cui opera l’autore fornisce un giudizio sostanzialmente positivo, nonostante le tante ombre che, come in altre realtà, favoriranno dopo alcuni anni il ritorno dei moderati.
Il rimando tra la dimensione locale e la dimensione nazionale è continuo, e minuziosa risulta la ricostruzione dell’ambiente e dei protagonisti di quella storia. Aristocratici, professionisti, imprenditori concorrono a formare un piccolo ma articolato mondo con tante caratteristiche riscontrabili in altre comunità, come la centralità delle opere pie nella gestione dei rapporti di forza e il problema della riforma del dazio sul consumo, e altre peculiari, a partire dalla presenza di un importante ceto di industriali legati al mondo tessile. Il tutto sullo sfondo di un potere centrale che non esita a utilizzare le armi in proprio possesso, tra cui la classica minaccia dello scioglimento dei consigli comunali e l’invio di commissari prefettizi debitamente istruiti per rafforzare i moderati in difficoltà. In casi simili, il pericolo per il lettore può essere quello di venire travolto dalla massa di date e nomi che si muovono sulla scena, ma non qui, perché l’autore riesce a tratteggiare con chiarezza anche i singoli protagonisti e a tenere saldi i fili del racconto e della sua analisi. Il risultato finale è un’attenta ricostruzione della vita di una comunità locale nel momento di passaggio dagli anni postunitari alla svolta di fine secolo. Non solo, quindi, la descrizione della crisi di fine secolo, ma anche la ricerca dei suoi motivi, un tema che non è stato ancora sufficientemente studiato nelle tante realtà italiane.

Alberto Malfitano