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Federico Trocini – L’invenzione della «Realpolitik» e la scoperta della «legge del potere». August Ludwig von Rochau tra radicalismo e nazional-liberalismo – 2009

Federico Trocini
Bologna, il Mulino, 262 pp., euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2009

Studente di orientamento democratico negli anni ’30, August Ludwig von Rochau, che il Tribunale di Francoforte aveva condannato al carcere a vita nel 1836, riuscì a fuggire in Francia, dove rimase fino al 1847, e fece ritorno in Germania in tempo per partecipare, ancora da posizioni abbastanza radicali, agli eventi del ’48. Negli anni ’50 e ’60 Rochau, che morì nel 1873, fu figura emblematica del cambiamento di orizzonti che indusse molti liberali tedeschi dell’epoca a prendere congedo da una parte del proprio patrimonio ideale e a praticare, in nome del primato dell’unità nazionale, il terreno della Realpolitik, un termine che proprio Rochau contribuì in modo determinante a formalizzare, affidandone l’enucleazione teorica alle due successive edizioni dei suoi Grundsätze der Realpolitik (1853 e 1869).Collocandosi all’interno di un campo di ricerca che in Italia è stato praticato nei decenni passati, tra gli altri, da studiosi come Innocenzo Cervelli, Pierangelo Schiera, Pier Paolo Portinaro, l’a. esamina in profondità le opere di Rochau e ne ripercorre con attenzione l’itinerario intellettuale con la finalità di «“scagionarlo” dall’accusa di essere stato essenzialmente uno spregiudicato propagandista della forza e un portavoce di quel liberalismo postquarantottesco disilluso e propenso alla manovra politica di tipo opportunistico» (p. 222). Forse un po’ troppo, in tal senso, ammaliato da un idolo polemico – quello della valutazione moralistica in ambito storiografico – che non mi pare attualmente particolarmente minaccioso, il saggio ha le sue pagine migliori nella pars construens e in specie nei capitoli dedicati all’illustrazione dei contesti al cui interno prese forma la nuova percezione della politica come soggetto scientifico, da parte di una generazione di liberali che guardava non solo ai problemi intertedeschi, ma anche alle coeve vicende francesi e italiane, seguendo attentatamente le strategie dei due Realpolitiker che si stavano imponendo nei loro rispettivi paesi: Napoleone III e Cavour. Elaborando una scienza comunque «borghese» – perché calibrata a misura di un campo di relazioni di potere a impronta post-cetuale – Rochau fu, secondo Trocini, lungimirante nell’identificare problemi che da oppositore radicale dell’ordine costituito prima del ’48 non si era posto. Cercò di dare al dilemma del rapporto tra libertà e unità, tra partecipazione censitaria della cittadinanza al potere e salvaguardia materiale della potenza dello Stato, una risposta antidogmatica, la quale teneva conto tanto della «centralità assunta dalle masse nella politica moderna» (p. 128) quanto della primazia gerarchica del tema dell’unità ai fini del farsi della Germania moderna.

Marco Meriggi